di Martina Pennisi
Acta o non Acta. In attesa di conoscere il parere della Corte di giustizia europea, il Parlamento comunitario ha dibattuto per due giorni sulla legittimità dell' Anti-Counterfeiting Trade Agreement. Il grido di protesta dei cittadini, riecheggiato sabato nelle piazze del Vecchio Continente, è stato rappresentato a Bruxelles da una petizione firmata da 2,4 milioni di persone. Preparato da Avaaz e presentato dal presidente della Commissione Petizioni, l'italiana Erminia Mazzoni, il documento fa riferimento ad Acta come a un tentativo di distruggere la Rete libera e aperta e ricorda come in gioco ci sia una piattaforma in grado di " garantire scambi di idee e promuovere la democrazia".
Sul tavolo anche l' analisi dell'Università di Maastricht, che auspica modifiche a un testo non in linea con la legislazione comunitaria, rischioso per la circolazione dei farmaci e inutile se si considera l'assenza delle sottoscrizioni di paesi come Cina, India e Brasile. Sulle pesanti e rilevanti assenze è intervenuto lo svedese Carl Schelyter, facendo notare che il 95% delle violazioni di copyright avviene in paesi non firmatari. L'esperto di diritto digitale Michael Geist ha puntato invece il dito contro la mancanza di trasparenza in sede di preparazione dell'accordo e ha sottolineato la necessità di trovare un'intesa sul tema in maniera diversa. Ha inoltre fatto notare che il rapporto fra download illegale e calo delle vendite è tutto da dimostrare. Secondo il professore dell'Università di Strasburgo Christophe Geiger, per di più, contraffazione di medicinali e scaricamento illegale di musica non andrebbero messe sullo stesso piano.
A gamba tesa l'intervento del commissario al Commercio Karel De Gucht ( qui il testo integrale del suo discorso). " Acta non è un attacco alla libertà, è una difesa ai mezzi di sussistenza. Non siamo nel 1984, siamo nel 2012. Acta non è il Grande fratello, è una soluzione ai problemi economici del 2012 e oltre", ha dichiarato, sottolineando che " creatività, innovazione e diritti di proprietà intellettuale sono i mezzi con cui stimolare la crescita e l'occupazione". De Gucht quantifica in 200 miliardi di euro all'anno il peso della pirateria e ritiene che Acta rifletta ciò che è previsto dalla legislazione europea vigente, nello specifico fa riferimento alla direttiva del 2004 sulla proprietà intellettuale, a quella del 2003 contro la contraffazione, a quella del 2001 concernente la società dell'informazione e a quella del 2000 sull'e-commerce. " Acta", prosegue, " non censura Internet, non monitora le mail personali, i blog o le attività di file sharing. Non obbliga l'ispezione di singoli computer portatili o lettori mp3. Non impone restrizioni al commercio di farmaci generici". " Prevede", incalza passando ai termini dell'accordo, " che i paesi iscritti possano dare alle autorità responsabili della proprietà intellettuale il potere di costringere i provider a divulgare i dati degli abbonati se gli account in questione sono sospettati di aver commesso violazioni". Altro aspetto su cui si concentra è quello giuridico: " Questa disposizione non è giuridicamente vincolante. I trattati internazionali non prevalgono sul diritto europeo e nazionale". Chiarezza sarà fatta, secondo De Gucht, dalla Corte di giustizia, ed è " necessario andare avanti su questo tema".
Oltreoceano, secondo quanto riportato dall'eurodeputato Niccolò Rinaldi in seguito a un incontro con il responsabile del dossier Acta Ron Wyden, si respira tutt'altra altra: Wyden prevede una bocciatura di Acta da parte di Senato e Congresso Usa in quanto un accordo di questo tipo avrebbe messo a rischio lo sviluppo di realtà come Facebook e Wikipedia.
Da daily.wired.it