di Enrico Bartesaghi

“La grazia per alcuni dei responsabili della più grave violazione dei diritti umani in occidente dal dopoguerra?”

Martedì sera, durante la trasmissione “Quinta colonna” su Canale 5, la giornalista Ilaria Cavo ha comunicato l’intenzione di alcuni dei legali dei condannati in via definitiva per le violenze alla Scuola Diaz di chiedere la grazia al Capo dello Stato per i meriti da loro acquisiti sul campo, per non essersi macchiati di violenze e di fatti di sangue.

Dimentica 63 persone ferite, tra le quali una in coma e due codici rossi, il sangue dei manifestanti che dormivano nella scuola, sparso ovunque sui muri, sui pavimenti, sui banchi. Oppure sono ancora ferite pregresse, come dichiarò allora il portavoce della polizia?

Dimentica il tentato omicidio di Mark Covell, per il quale non ci sono indagati, a causa della mancata collaborazione della polizia nell’individuare i responsabili del brutale e reiterato pestaggio. Se non ci sono stati arresti e condanne per gli oltre 300 agenti impegnati quella notte nella macelleria è grazie all’omertà dei loro dirigenti che non hanno mai voluto aiutare la Magistratura ad identificarli. Dimentica la violenza degli arresti di tutti i manifestanti presenti nella scuola (la maggioranza dei quali poi condotti a Bolzaneto dove furono sottoposti a nuove violenze e torture), la costruzione di prove false, del finto accoltellamento di un agente.

I meriti acquisiti sul campo sono quelli di non essersi mai presentati davanti ai giudici avvalendosi della facoltà di non rispondere, per aver cercato in ogni modo di boicottare i processi nei loro confronti? Grazie anche al silenzio assenso di buona parte dei media, della classe politica, del parlamento e delle istituzioni, silenzio che continua imperterrito dopo 11 anni: nessun parlamentare dei principali partiti si è espresso in questi giorni in seguito alla sentenza della Cassazione.

Dopo 11 anni, dopo tre gradi di giudizio, siamo ancora soli. E non bastano le scuse tardive del Capo della Polizia Manganelli, né i balbettii dell’allora Capo della Polizia De Gennaro a cancellare l’orrore di quei giorni. Chiediamo fatti concreti: una legge per il reato di tortura, una legge per i codici di identificazione degli agenti, le dimissioni di Manganelli e De Gennaro, il processo per la morte di Carlo Giuliani, una commissione d’inchiesta parlamentare per i fatti di Genova.

Ebbene se, per chiedere la grazia al Capo dello Stato, basta non essersi macchiati di violenze e di fatti di sangue perché non concederla allora ai 10 manifestanti per i quali venerdì 13 luglio ci sarà la sentenza della Corte di Cassazione? Loro rischiano complessivamente 100 anni di carcere ma le colpe loro ascritte riguardano esclusivamente danni a cose, non a persone. A loro viene contestato il reato di devastazione e saccheggio, utilizzato solo nell’immediato dopoguerra, perché non aver allora accusato di devastazione e saccheggio di vite umane i responsabili delle violenze alla Diaz e delle torture a Bolzaneto?

 

Enrico Bartesaghi è Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova

 

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