di Gianluigi Pegolo
Sul carattere “costituente” del governo Monti, non dovrebbero esservi dubbi...
di Luce Manara
Su uno dei siti più attivi tra i simpatizzanti No-Tav c'è una foto con Nina e Marianna che sorridono davanti a una bandiera. Viene da dire che basterebbe guardarle in faccia, anche se la «giustizia» non guarda in faccia nessuno.
Di certo, non possono essere state loro a giustificare la guerra totale messa in piedi dalle «forze dell'ordine» per militarizzare la Val di Susa. Eppure, grazie al «teorema» della procura di Torino, anche loro, dopo due settimane di detenzione preventiva, sono finite sul banco degli imputati per «lesioni e resistenza a pubblico ufficiale», un reato che è in agguato ogni qual volta un cittadino si trova ad avere a che fare con una qualunque divisa (per «lesioni» si intendeva
di redazione la Repubblica
«Non basta. Troppo comodo. E poi, al lungo elenco delle scuse, mancano i veri protagonisti. Manca Claudio Scajola che era il ministro degli Interni, manca Gianfranco Fini che era il vicepremier, manca De Gennaro che era il capo della polizia. E mancano i vertici di Cgil, Cisl e Uil: ancora oggi ci devono spiegare perché, a differenza della Fiom, non erano in piazza con noi».
Il sottosegretario De Gennaro ha appena chiesto scusa. Dice: “Resta nel mio animo un profondo dolore per tutti colore che a Genova hanno subito torti e violenze”.
«E cosa vuol dire? Cosa ha fatto l’allora capo della polizia De Gennaro affinché quei torti e quelle violenze non fossero inferti?».
di Romina Velchi
C'era lo stato maggiore del Pdl al gran completo, ieri al Senato, per la conferenza stampa nella quale sono stati presentati i cinque emendamenti che dovrebbero cambiare la Costituzione in senso semipresidenziale. Una comparsata degna delle grandi occasioni: c'era ovviamente il segretario Alfano; poi il coordinatore La Russa, i capigruppo Cicchitto e Gasparri, il vice capo dei senatori Quagliariello, l'ex ministro Brunetta e il deputato Calderisi.
di Simone Oggionni
Tre bombe hanno ucciso questa mattina davanti ad un Istituto professionale di Brindisi una ragazza di 16 anni e ne hanno ferite altre sette. Forse è presto per affermare con certezza i nomi dei responsabili. Ma certo non aspetteremo le sentenze della Cassazione per esprimere la nostra indignazione e per dire che la Storia di questo nostro Paese la conosciamo fin