di Maria R. Calderoni
Perfette. Attualissime. E perciò le trascrivo, sono solo diciassette righe. «Mezzo milione di emigrati, vale a dire quasi tutta la popolazione valida; l'agricoltura completamente abbandonata; le zolfare chiuse e sul punto di chiudere le saline; il petrolio che è tutto uno scherzo; gli istituti regionali che folleggiano; il governo che ci lascia cuocere nel nostro brodo...Stiamo affondando, amico mio, stiamo affondando...Questa specie di nave corsara che è stata la Sicilia, col suo bel Gattopardo che rampa a prua, coi colori di Guttuso nel suo gran pavese, coi suoi più decorativi pezzi da novanta cui i politici hanno delegato l'onore del sacrificio, coi suoi scrittori impegnati, coi suoi Malavoglia, coi suoi Percolla, coi suoi loici cornuti, coi suoi folli, coi suoi demoni meridiani e notturni, con le sue arance, il suo zolfo e i suoi cadaveri nella stiva: affonda, amico mio, affonda...».