di Felice Roberto Pizzuti
L'Ocse ha annunciato che rivedrà in negativo le previsioni: nella seconda parte del 2013 non ci sarà la ripresa prevista che dovrà essere rimandata almeno al 2014, cioè a 7 anni dall'inizio della crisi. Nel frattempo i dati sull'occupazione peggiorano dappertutto e ancor più nel nostro paese dove la disoccupazione giovanile ha superato il 35%. L'autunno sarà pesantissimo, non si vedono accenni di politiche volte a favorire la ripresa.
Come era inevitabile, anche le economie emergenti, come quella cinese, stanno risentendo della crisi delle economie più avanzate e a nulla stanno servendo le loro politiche monetarie espansive in mancanza di una adeguata domanda interna capace di compensare il calo di quella esterna. D'altra parte, l'attenzione generale continua a concentrarsi sugli aspetti finanziari della crisi, certamente rilevanti, specialmente per l'abnorme rilievo assunto da questo settore che nei passati decenni ha progressivamente mutato il suo ruolo: dall'essere strumentale rispetto all'economia reale all'avere obiettivi fini e se stesso. Tuttavia, l'aspetto che continua ad essere sottovalutato è che tra le cause fondanti della crisi ci sono quelle di natura reale.