di Antonio Gnoli
Luciana Castellina è una donna che ha fatto palpitare molti cuori. Bellissima, seducente, colta e, naturalmente, comunista. L’anno scorso per Nottetempo uscì La scoperta del mondo, un piccolo libro autobiografico, dove raccontava parte della sua formazione comunista. Ma tutto sul filo della memoria, dell’ironia, di quella grazia che quando si declina al femminile, è un valore aggiunto. Ci incontriamo nella sua bella e ospitale casa romana.
Come eravate voi del Pci nei rapporti d’amore?
«La responsabilità e il decoro, che il partito, esigeva dovevano convivere con le passioni sentimentali che a volte pote- vano essere travolgenti. Non era facile tenere sotto controllo una situazione antropologicamente chiara ma politicamente condizionante. In fondo parlare d’amore è complicato».
Perché?
«I comunisti preferivano parlare della famiglia. L’amore è una nozione moderna che implica il concetto di individuo. L’amore non esiste nel mondo rurale.