di Alessandro Dal Lago
Se il senato non ritirerà il taglio di 300 milioni al sistema universitario previsto dalla legge di stabilità, metà degli atenei italiani chiuderanno. È il grido di dolore del ministro Profumo, ripreso subito dalla Conferenza dei rettori, dal Cun ecc. Un grido che ci commuove, ma che non ci impedisce una domanda. Dov'erano negli ultimi anni, diciamo dalla Gelmini in poi, i rettori, il ministro (già rettore del Politecnico di Torino) e gli altri illustri esponenti della governance dell'università italiana? E che dire del resto del governo, presieduto da un ex rettore, e che vanta come ministro della cultura un altro rettore, quello della Cattolica?
E che dire del fatto che aumenta di 9,2 milioni di euro il contributo agli atenei privati dove insegnano alcuni dei ministri in carica?
Così, se il taglio verrà mantenuto, si tratterà del colpo di grazia a un ammalato in agonia, non di un' imprevedibile aggressione.