di Pietro Greco
Nel suo monologo sul palco, non privo di inesattezze fattuali, Beppe Grillo fa proprie in un colpo solo tutte le cosiddette «teorie alternative dell’Aids». Sostiene che il virus Hiv non esiste.
E che se esiste non è causa né necessaria né sufficiente per generare la Sindrome da immunodeficienza acquisita, l’Aids appunto, i cui fattori scatenanti sarebbero altri: il sangue infetto (ma da cosa?)
e/o la droga e/o il farmaco Azt usato proprio nella cura della sindrome.
La malattia e le relative terapie sarebbero un’invenzione delle grandi multinazionali. Insomma, Grillo evoca la tesi che l’Aids è il frutto di un «grande complotto» messo a punto per propalare una remunerativa «bufala».
Sono argomentazioni utilizzate in passato da un noto ed esperto microbiologo dell’università della California, Peter Duesberg (che non ha mai vinto il Nobel) e da Gary Mullis, il chimico – non esperto di virologia – che ha messo a punto la Polymerase Chain Reaction (Pcr), la tecnologia che consente di clonare in maniera praticamente illimitata poche molecole o pochi frammenti di molecole di Dna. La Pcr è una grande scoperta, largamente degna del Nobel: ma Mullis non ha alcuna competenza in fatti di virologia e di immunologia.
Ma il problema non è tanto di competenza, quanto di fondamento delle affermazioni proposte da Duesberg e fatte proprie da Mullis. Il virus dell’Hiv purtroppo esiste. La sua esistenza è un fatto, provato da un’infinità di osservazioni empiriche. E ha anche quella grande capacità di mutare su cui, non si capisce perché, Grillo ironizza. Questa capacità di cambiare continuamente è una delle ragioni per cui non si è riusciti ancora a mettere a punto un vaccino.
Il virus Hiv, contrariamente a quanto afferma Grillo riprendendo Duesberg, è condizione necessaria per lo sviluppo dell’Aids. Si può avere, certo, una caduta delle capacità immunitarie di una persona per svariate cause. Ma senza il virus Hiv non si ha l’Aids. È vero che, all’inizio, alcuni virologi sostenevano che il virus Hiv è causa non solo necessaria, ma anche sufficiente per causare l’Aids.
Ma questa posizione da almeno venti anni è stata superata dalla comunità scientifica. Infatti una cosa è la contaminazione da virus Hiv, altra la malattia conclamata. Non c’è solo uno sfasamento temporale tra contagio e malattia conclamata. Ci sono alcune persone che, per cause che sono ancora da capire, pur essendo contagiate dal virus Hiv non sviluppano mai la malattia.
Quanto al fatto che sarebbe proprio l’Azt, uno dei farmaci usati in cocktail per contrastare i sintomi della malattia (perché la cura dell’Aids non esiste), non c’è alcuna prova scientifica che sia un co-fattore dell’Aids, ovvero che facilita lo sviluppo della sindrome. Mentre ci sono prove che l’Azt, somministrato insieme ad altre sostanze, funziona nel rallentare lo sviluppo dell’Aids.
Il problema da porre – se proprio si vuole fare una battaglia contro le multinazionali – è perché il cocktail di farmaci, anche a causa dell’alto costo, non sia accessibile a molte, a troppe delle persone contagiate dal virus Hiv, la gran parte delle quali si trova nell’Africa sub-sahariana.
Ultimo, ma non ultimo. Ogni populismo è criticabile. Ma quello sanitario è particolarmente odioso. Perché facilita comportamenti pericolosi nelle persone. Se qualche malato si convincesse che Grillo ha ragione, potrebbe smettere di usare i farmaci che gli consentono di rallentare lo sviluppo mortale della malattia.
Correndo un rischio enorme.
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