Colloquio con Luigi De Magistris
di Giacomo Russo Spena 

“Nessuna pregiudiziale contro il centrosinistra, ma se il Pd continua su questa strada è anni luce lontano da me. Ad oggi immagino un Quarto Polo arancione con Ingroia candidato premier. Una lista nata dal basso composta da persone dalla ‘schiena dritta’, un qualcosa di innovativo capace non solo di scassare ma di costruire perché siamo la maggioranza del Paese”. Per il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è finito il tempo di tifare, “dobbiamo metterci tutti in gioco per un reale cambiamento nel Paese”. E domani sarà in piazza Farnese a Roma per la manifestazione organizzata da Salvatore Borsellino in difesa della procura di Palermo.

Sindaco, partiamo da questo appuntamento. La lista arancione sarà la lista dei pm?
Assolutamente no, ci sono magistrati e magistrati. Domani sarò in piazza per difendere la Costituzione e la giustizia e quei pm che si stanno battendo per la verità su una delle stagioni più buie del nostro Paese. Ancora una volta Salvatore Borsellino con le Agende Rosse ha chiamato la parte più impegnata dell’Italia, ha smosso le coscienze democratiche e l’indifferenza di molti. Vorrei immaginare un prossimo Parlamento in cui si farà senatore a vita uno come Borsellino e non Andreotti: sarebbe un bel cambiamento per lo Stato e la politica.

 

Che ne pensa del ruolo nella vicenda del Presidente Napolitano?
Innanzitutto il mio non è un attacco alle istituzioni in generale, la questione è specifica: critico la decisione di sollevare il conflitto di attribuzione nei confronti della procura di Palermo e la sentenza della Corte, che non condivido da un punto di vista giuridico. Dalla strage di Piazza Fontana alle bombe 1992-93 lo Stato è stato attraversato da deviazioni e chi ha responsabilità nelle istituzioni dovrebbe supportare i magistrati che combattono depistaggi e segreti. Aprire loro le varie stanze buie di quei Palazzi dove il compromesso morale rilascia un olezzo insopportabile. Invece si fanno bizantinismi politici. Dobbiamo fare luce. E non si può stare nel mezzo: io sto con la procura di Palermo.

Il 12 dicembre a Roma, in un gremito Teatro Eliseo, Lei ha sancito la nascita del suo movimento arancione. L’ha definito “anarchico” e composto da “sovversivi”. Non le sembra di aver esagerato?
Mercoledì scorso c’è stata l’ufficializzazione ma il movimento già esiste da tempo: è quello della primavera dei sindaci, del referendum per l’acqua pubblica, delle piazze di questi ultimi anni. I contenuti sono gli stessi. Ora proviamo a fare un passo ulteriore: organizzare il tutto con grande entusiasmo perché queste battaglie sono condivise dalla maggioranza del Paese. Il movimento sarà orizzontale, senza padroni: in questo senso anarchico. Deve infatti finire l’era del personalismo, veniamo da una stagione dove i partiti sono proprietà privata dei vari Berlusconi, Casini, Fini, Di Pietro. Preferisco ispirarmi, in tal senso, ai liberi pensatori anarchici, come De André. Poi se i pm Di Matteo e Ingroia vengono accusati di essere sovversivi, “rei” di cercare ostinatamente la verità di fronte ad ostacoli e impedimenti… allora anch’io sono sovversivo. Siamo al paradosso: difendere i diritti e lottare per libertà e giustizia è diventato un fatto rivoluzionario!

 

Ma ci sarà una lista elettorale arancione quindi?
Il movimento arancione deve essere un soggetto protagonista nella politica del Paese, al di là della contingenza elettorale. Poi, ovvio, auspico alle prossime elezioni la nascita di una lista di liberazione da cricche, masso-mafie, corrotti dove il faro sia la nostra Costituzione. Nella lista ci devono essere cittadini con la “schiena dritta” che lottano nei propri territori, con una storia. Non per forza nomi noti a livello nazionale. Quelli potrebbero stare nel comitato promotore di sostegno, sul modello della campagna referendaria per l’acqua.

 

Nel frattempo sta procedendo un altro progetto arancione: quello di Cambiare si può che ha portato centinaia di persone al Teatro Vittoria di Roma il primo dicembre scorso e per domani ha organizzato un centinaio di assemblee pubbliche sui territori per costruire un nuova lista a sinistra. Qual è il rapporto tra i due movimenti? Si parlano o sono concorrenti?
Stiamo facendo lo stessa strada, non penso sia proponibile un percorso separato: sarebbe una follia politica. In questa fase bisogna unire ed è un fattore positivo anche la pluralità di iniziative e di luoghi arancioni: uniti nella diversità.

Sì ma rimane il nodo della collocazione politica: mentre Cambiare si può si presenta come Quarto Polo, fuori dal centrosinistra, Lei sembra intenzionato ancora a dialogare con Bersani. Come se ne esce?
Dobbiamo rappresentare un’alternativa assolutamente netta, radicale e forte nei contenuti e nelle persone candidate al Sistema che ha governato finora. Fatto sì da Berlusconi ma anche da chi ha sostenuto convintamente Monti e le sue politiche economiche, sul lavoro, sul sociale. Non vedo compromessi politici e morali. Però sarebbe anche sbagliato inserire pregiudiziali contro il centrosinistra, dipende dai contenuti. Non dobbiamo limitarci a fare mera testimonianza o solo protesta ma spostare gli equilibri esistenti affinché non vinca nuovamente Monti.

 

Quindi nessuna pregiudiziale anti centrosinistra, però quel che ha detto finora come fa a combaciare con quel che ha affermato ieri Bersani: dopo il voto, apertura al Centro e nessuna reintroduzione dell’art 18?
Ad oggi non ho alcun dubbio, soprattutto dopo aver sentito le ultime sortite di Bersani: mi vedo come Quarto Polo. Tra i non-allineati, tra coloro che non hanno sostenuto il montismo. Sono convinto di raggiungere il quorum sia alla Camera che al Senato. Se poi – ipoteticamente – dovesse arrivare nei prossimi giorni dall’area che ha vinto le primarie una proposta di dialogo, noi dovremmo essere pronti ad ascoltare. Ma non credo questo accadrà visto lo scenario che si sta delineando: l’idea malsana di un accordo Bersani premier e Monti al Quirinale. Un’altra ipotesi in campo è una nostra campagna elettorale forte, radicale nei programmi. Per ottenere un ottimo risultato elettorale e solo successivamente al voto provare a dialogare col centrosinistra per spostarlo verso politiche antiliberiste e in difesa della Costituzione.

 

Altra ipotesi Sindaco. Bersani, i primi di gennaio, la invita a sedersi al tavolo delle trattative. Quali sono i tre temi principali che porta sul tavolo di confronto?
Sono talmente tanti che bisognerebbe avere molte cartelle a disposizione. E’ necessario cambiare completamente: eliminare le leggi ad personam, il segreto di Stato dai delitti mafiosi, attuare diritti civili nel Paese, cambiare politiche economiche, il Fiscal Compact, il pareggio di bilancio, la riforma del lavoro etc… Bisognerebbe tornare alla sinistra di Berlinguer, a quel punto sì che mi siedo al tavolo delle trattative.

 

Va bene ho capito, sarà Quarto Polo.
Ti ho risposto in maniera sincera alla domanda.

 

Antonio Ingroia sarà della partita arancione?
Mi auguro di sì. Lui candidato premier sarebbe un grande segnale di discontinuità, un elemento di rottura e di costruzione nello stesso tempo.

 

Nella lista arancione ci saranno anche i partiti come Rifondazione, Verdi e Idv?
Certo, ma mi auguro che la lista sia composta da persone della società civile: volti nuovi quindi candidature innovative. I partiti non allineati con Monti spero abbiano l’intelligenza di fare un passo laterale e in avanti rinunciando al proprio simbolo e alla loro storia – formale non valoriale – sostenendo candidature forti e limpide sulla questione morale.

 

Quindi no alla candidatura di Ferrero e di Di Pietro?
A me interessa che appoggino l’operazione della lista arancione poi non ho specifiche pregiudiziali contro qualcuno. Preferirei che facessero come me che rimango a fare il sindaco: un passo indietro per far largo alla società civile e a quei militanti di partito meno conosciuti ma bravi e da valorizzare. L’apertura ad un cambiamento anche nel ceto politico sarebbe un bel segnale.

 

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