di Franco Frediani

L'annuncio era nell'aria, e l'assemblea nazionale ha rappresentato il momento per la decisione: Di Pietro è pronto per schierarsi con il Quarto polo. Parla di un "momento della maturità" e anticipa la propria volontà di rimettere il mandato nel congresso di settembre, anticipando che fin da ora sarà tolto il suo nome dal simbolo. Un altro tassello importante va ad unirsi al movimento arancione, presumibilmente nel percorso iniziato da “Cambiare #si può”. Non può non essere salutato come un evento importante per chi si prefigge di costruire una vera alternativa al liberismo montiano ed alle ambigue politiche centriste dipinte con sfumature assai poco chiare.

La scelta dell'IDV di Di Pietro è quella di chiudere ai moderati con la ferma intenzione di archiviare l'agenda Monti. L'estroso leader dell'IDV non fa mistero di sentirsi lontano dagli ex alleati del PD, specialmente quando ricorda le ultime affermazioni di Bersani: "L'altro giorno ho assistito al massimo del compromesso, con Bersani che si è dichiarato favorevole all'accordo con i moderati dopo le elezioni. Ma noi non siamo disposti a piegarci a logiche di poltrona. Non sto dicendo addio all'alleanza con il PD, ma prendo atto che se questo è quel che vuole, allora il centrosinistra è estinto". Nell'uscita da quel "vecchio percorso" vuole ancora inviare un messaggio allo stesso segretario del PD, e lo fa chiedendogli di "smetterla di guardare ai moderati che rappresentano una politica di destra e di centrodestra. È importante unire". Le aperture interne (ma anche esterne) sono evidenti, prima tra tutte quella sulle candidature che potranno essere individuate attraverso la Rete, con un sistema di garanti che non saranno candidabili, proprio per non cadere in un conflitto d'interessi. E' un Di Pietro che ha preso coscienza, e che probabilmente ha raccolto quei "suggerimenti" che a suo tempo gli furono dati dallo stesso De Magistris. Il passo indietro c'è stato dunque, ma è propositivo, e non solo fatto di "arretramenti". Con decisione, l'ex PM di "mani pulite" rimanda al mittente ogni possibilità di alleanze con un PD che sembra intenzionato a continuare nel solco delle politiche montiane. Ha preso atto dello spostamento a destra che lo stesso candidato premier del centrosinistra ha imposto all'asse della sua coalizione con la precisa volontà di non farsi sorpassare da Monti. I fatti parlano da soli, e sembra che diano ragione a Di Pietro. Nel PD si è ormai fatto largo un ampio settore centrista che guarda alla destra tecnocratica, ed è logico pensare che questo arrivi a determinare un progressivo allontanamento dalla sinistra. Altrettanto probabile è l'ampliamento di un vasto spazio che non può che essere colmato dal Quarto polo. Ormai sembra che il quadro politico si stia definendo, con lo stesso Monti che non fa mistero di essere pronto a dare il suo appoggio ad una lista centrista, con Udc, finiani, lista di Montezemolo, ex del Pdl; oltre naturalmente ai suoi fedelissimi. In questo contesto si inserisce la scelta di campo dell'IDV, e non sarebbe male ricordare che è un scelta conseguente a quel ruolo di opposizione (forse l'unica Forza politica parlamentare ad averla fatta concretamente..) che ha sempre portato avanti già dai tempi del governo Berlusconi. Quella che sembrava profilarsi come una corsa a due, con un vantaggio acquisito da parte del centrosinistra, forte del vento delle primarie, appare oggi come un percorso tutto da rivedere e dai contorni ancora non ben definiti. La scelta di campo da parte di Monti sarà indubbiamente l'elemento che definirà la situazione e ne influenzerà percorso e risultato finale.

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