di Marco Giustini

Sono sette anni che in modalità differenti faccio parte di quello che è ora il Movimento Cinque Stelle. Da cinque sono l'unico consigliere eletto a Roma, dopo che tutti gli eletti nel 2008 sono passati ai partiti della casta.
In questi anni ho tentato di essere uno strumento al servizio dei cittadini che mi hanno eletto in nome di Beppe Grillo, dei cittadini di Roma ed in particolare dei 140.000 abitanti del Municipio XVI in cui sono stato eletto consigliere. Ho combattuto per la difesa dei beni comuni, l'acqua, l'aria, la terra. Sono state tante le battaglie di questi cinque anni.

Ho tentato di oppormi alla gestione tossica dei rifiuti a Roma, a partire dal territorio martoriato di Malagrotta, facilitando la nascita di uno strumento di partecipazione popolare come l'Osservatorio Ambientale Municipale della Valle Galeria, che aveva l'obiettivo di dare finalmente una voce propria, svincolata dalla politica e dagli interessi affaristici, ai cittadini residenti della zona. Ho tentato di favorire il diritto dei cittadini agli spazi verdi per vivere meglio e socializzare, da Monteverde - attraverso la battaglia della delibera popolare per il parco pubblico a Via dei Quattro Venti - fino a Pisana - attraverso la battaglia contro la localizzazione di una pompa di benzina nell'unica area verde del quartiere. Cosi come ho sostenuto la battaglia per l'acqua pubblica, sia nel Municipio attraverso le proposte di delibera che ai banchetti per il referendum.
Ma dopo questi sette anni è cambiato tutto ed il Movimento 5 stelle non ha mantenuto le promesse su cui era nato. Promesse che si sono rivelate, una ad una delle tremende finzioni.
Il 30 dicembre 2012 avevo già annunciato che oggi sarei uscito dal Movimento 5 stelle se non fosse stato deciso a Roma di aprire alla partecipazione dei cittadini le modalità di candidatura per le elezioni comunali, dopo che era stato violato sistematicamente il Non-Statuto del M5S, senza alcun intervento di Beppe Grillo in quanto garante del movimento.
Ora la goccia che ha fatto traboccare il vaso e mi ha spinto a rendere irrevocabile questa decisione è stato il video diffuso da Casa Pound Italia. Un video che riprende il dialogo tra Simone Di Stefano candidato di Casa Pound alla presidenza della Regione Lazio e Beppe Grillo, in cui il candidato di un partito che si autodefinisce fascista chiede: "Quelli di Casa Pound vogliono sapere sei sei antifascista o no" e Beppe Grillo risponde: "Questo è un problema che non mi compete".
Come..."non mi compete" ??
Beppe Grillo si è autodefinito "capo politico" del Movimento 5 stelle e quindi ogni sua affermazione è una affermazione del movimento. In Germania, il paese che spesso abbiamo preso a riferimento per la sua evoluzione culturale, sociale ed ambientale, nessun "capo politico" neanche di destra si azzarderebbe a dire che non gli compete definirsi antinazista. In Italia invece c'è chi continua volutamente a confondere destra e fascismo.
Beppe Grillo non ha voluto dire di essere antifascista e cosi ha legittimato l'esistenza in Italia di un partito che si definisce fascista. E in quanto "capo politico" ha infangato anche chi fa parte del movimento. Purtroppo a questo punto è chiaro che lo ha fatto per interesse elettorale, per attirare i voti dell'estrema destra fascista sul Movimento 5 stelle. Beppe Grillo è un capace comunicatore e non uno sprovveduto che non sa cosa dice e cosa vuole. E' impossibile che non si sia reso conto di ciò che ha fatto.
Non si può parlare di difesa della Costituzione nel programma del Movimento e poi legittimare l'esistenza di un partito fascista, affermando che non compete a Beppe Grillo e quindi al Movimento definirsi o meno antifascisti. Quella Costituzione è stata scritta grazie alla vita di chi ha lottato per creare in Italia le condizioni di democrazia e partecipazione, per il cui sviluppo abbiamo lavorato in questi anni all'interno del Movimento, e quindi chiunque si definisca fascista non può e non deve avere diritto di parola, come peraltro dice la legge.
Casa Pound sono dei fascisti non solo perchè si dichiarano tali, ma perchè c'è chi ha visto gente con le spranghe di ferro tra le mani per strada, e lo ha visto qui a Roma. Non dirsi antifascisti significa legittimare azioni del genere. Non basta dire che non si condividono e non si partecipa materialmente a queste azioni, come ha detto Beppe Grillo nel video. Peraltro a Casa Pound, il sindaco di Roma Alemanno ha comprato con i soldi dei cittadini la loro sede. Quindi anche loro sono parte della casta dei partiti.
"Uno conta uno" è ormai solo un vuoto slogan. Gli eletti non devono parlare in tv per evitare di essere strumentalizzati, mentre Beppe Grillo può dire al vicepresidente di un partito che si definisce fascista che non gli compete dire di essere antifascista, sapendo che sarà strumentalizzato? I cittadini che fanno parte del Movimento possono essere espulsi con un semplice messaggio sul blog, mentre le dichiarazioni di Beppe Grillo non possono essere soggette ad un giudizio dei partecipanti al movimento? Domande come queste rimangono da sempre senza risposta. Nessuna decisione fondamentale viene condivisa nel Movimento 5 stelle e nessuno nel Movimento se ne stupisce. Quei pochi che lo fanno, vengono cacciati.
Il Movimento 5 stelle, per come l'ho conosciuto io e per il quale ho sempre lottato, è finito e quindi non ha più senso farne parte. Dopo che il Non-Statuto è diventato carta straccia, ora anche l'ultima finzione è caduta: Beppe Grillo dopo essere diventato "capo politico" è anche il candidato-premier alle elezioni nazionali, dopo aver detto per anni che non si sarebbe mai candidato perchè condannato.
Ma io non voglio arrendermi, perchè continuo a credere nei principi ed i valori per i quali ho lottato, partecipando al Movimento 5 stelle, anche se ora ho deciso di uscirne. Se pensate che abbiano un senso le mie parole, potete continuare a seguirmi sul mio blog personale.

 

beppegrillo.it

 

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