di Franco Frediani
La profezia si è avverata, a dimostrazione che l'attenzione rivolta a Berlusconi, non era fuori luogo. L'ennesimo colpo d'ala e voilà! Governo in crisi, grande coalizione saltata e giù a fare i calcoli sulla convenienza o meno di staccare la spina all'imperturbabile Monti. Il post scriptum è d'obbligo: qualunque sia il giudizio che uno può avere del politico Berlusconi, non si deve mai credere al fatto che possa fare qualcosa "a caso". Il PDL (così come tutto il centrodestra) è sicuramente rimasto orfano della sua leadership e peggio ancora, non ha saputo mai reagire o proporre una vera alternativa a questo; tanto è vero che, a tutt'oggi, sta cercando di ritrovare il bandolo di una matassa davvero intricata.
Se è vero che il centrodestra è "poco" senza il suo padrone, è altrettanto vero che lo stesso kaimano, senza uno strumento politico adeguato e funzionante, è senza dubbio in grave difficoltà. Le questioni personali di B sono quindi più che un valido input al suo ritorno "in trincea". C'è una proposta di legge sull'incandidabilità che pesa come un macigno; una riforma elettorale che prima o poi qualcuno proverà a rendere meno degna del suo nomignolo di "porcata", con la conseguente necessità di stopparne il tentativo di riforma; il processo Ruby che reclama la necessità di anticipare la campagna elettorale puntando ripetitivamente sul legittimo impedimento, e "last but not the least", l'election day. Su quest'ultima andrebbe spesa qualche parola in più, proprio per l'importanza che non tutti le riconoscono. Il politico accorto sa bene quanto sia importante il "band wagon effect", ovvero l'effetto di trascinamento che porta l'elettore a seguire chi vince e ad allontanarsi invece da chi perde; bene, sono note a tutti le vicende che hanno visto il centrodestra chiamato in causa per gli scandali venuti alla luce in Lombardia e Lazio, con la conseguente decisione di indire nuove elezioni. Se queste ultime fossero accorpate a quelle "politiche", la portata negativa potrebbe disperdersi, diluirsi nell'appuntamento nazionale, non risentendo dell'effetto trascinamento (band wagon effect) che potrebbe (presumibilmente) penalizzare lo stesso PDL in caso di sconfitta alle "regionali". Ecco il motivo dell'insistenza berlusconiana sull'election day. Ma torniamo a noi... Addentrarci in facili "pronostici" crediamo sia davvero un "nonsense", ed è per questo che preferiamo lasciarli ad altri. Il più preoccupato di tutti sembra essere lo stesso Presidente Napolitano, che vede per la prima volta l'ombra del pericolo sul certosino "lavoro" da Lui svolto in favore del Senatore, nonché ex Rettore della Bocconi, Mario Monti. Ma Napolitano non è certo "figlio di se stesso", come avrebbe detto Cesare Musatti; ed è così che, pur sull'onda dell'entusiasmo di queste primarie-spettacolo, anche il PD corre ai ripari, gridando il proprio dissenso verso l'abbandono della nave da parte del PDL che lo esporrebbe "in prima (e forse unica) persona" al lavoro di supporto del premier in questo scorcio finale di legislatura. Anna Finocchiaro, subito preoccupata, lancia l'invito al premier affinché salga al Colle, ma la "proposta" viene rispedita celermente al mittente. Restano di fatto, da approvare alcuni provvedimenti di legge di una certa importanza, ed è comprensibile che il partito di Bersani non voglia assumersi l'onere (più che l'onore) di ergersi nei fatti a maggioranza solitaria; specialmente qualora queste leggi non si dimostrassero "perfette", così come accaduto per altre celebri performance montiane, come la riforma del lavoro e delle pensioni! Tanto "duro" lavoro per poi veder vanificare ogni cosa...eh no...! Al momento l'armata piddiellina sembra aver voluto dare un "avvertimento" al Premier, astenendosi nella votazione sul decreto Sviluppo, non facendo però mancare il numero legale per la sua approvazione. Resta il fatto che, la ricomparsa di Berlusconi, sembra aver ricompattato (volenti o nolenti) i suoi tanti generali smaniosi di crearsi un posto al sole. Ma non può sfuggire il dato che sancisce una definitiva rottura tra Monti ed il PDL, cosa che non possiamo come sinistra, salutare come effetto positivo. L'attuale premier avrà un ruolo di primo piano anche nella prossima legislatura, su questo possiamo scommetterci, e un suo avvicinamento alle forze centriste del cosiddetto terzo polo, potrebbe ridisegnare uno scenario che, attraverso le primarie, sembrava essere stato accantonato.