di Matteo Pucciarelli
No, no, e ancora no. Stavolta non ci dobbiamo cascare. Stavolta ci dobbiamo porre l’impegno morale di ignorare (e semmai combattere) chi di professione gridava alla difesa delle democrazia, poi dopo amorevolmente calpestata per far posto ai “tecnici” grazie all’unione contronatura tra Pd-Pdl-Udc. Tutto in nome del dio spread.
È una cosa psicologica, probabilmente. Le mignotte, i cucù, le bugie, i cortigiani, le corna, il sesso malato, Mediaset, conflitti di interessi, la cricca, Dell’Utri, la mafia, gli appalti, le barzellette, Feltri e Sechi che sfondano quotidianamente il muro del buonsenso, Cicchitto, le gaffe, i video delle gaffe, «il ruolo di kapò», Ghedini fuori dal tribunale di Milano.
E poi, speculari: i post-it, le raccolte firme, le manifestazioni, i popoli viola, il Fatto Quotidiano comprato a mo’ di dichiarazione partigiana, post indignati, i libri su di lui, gli anatemi su di lui, la vergogna per lui, Valigia Blu, mille bolle blu, Se non ora quando? e le scrittrici radical-chic sul palco, Santoro e Bella Ciao.
No, no, e ancora no. Basta col giochino dei soldatini blu e dei soldatini rossi. C’è stato un anno, il 2012, che ci ha spiegato diverse cose. E ci ha detto che al di là di lui, che al di là della sua presenza ingombrante e della sua proverbiale ignoranza, c’è stato un governo sostenuto da centrosinistra e centrodestra che in un perfetto clima civile e sobrio ha fatto fuori l’articolo 18, ha varato l’ennesima riforma delle pensioni lasciando senza lavoro e senza pensione decine di migliaia di persone, ha tolto solo a chi ha sempre pagato, non ha fatto nulla per i giovani, non ha toccato i grandi patrimoni e i privilegi della Chiesa, ha tagliato il pubblico e non ha tagliato le spese militari. Un governo col bon ton, ma neo-liberista e classista, che ha inserito l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione. Tradotto, altri tagli indiscriminati. E dove, se non nel pubblico?
Intanto il debito pubblico nel 2012 è aumentato (magia), la disoccupazione è aumentata (magia), il pil si è inabissato (magia), l’inflazione è aumentata (magia), i salari sono scesi (magia). E a protestare chi è rimasto?
Allora no, no, e ancora no. La scelta non può essere ancora una volta tra quelli per e quelli contro il signor B. E il voto utile, oggi, non è più tra soldatini rossi e soldatini blu. La sfida è tra chi ha intenzione di non discostarsi dalle politiche del rigore a senso unico impartite da Bce e Fmi e chi invece crede che non può essere il neo-liberismo, lo stesso che ha causato la crisi, a rappresentare la soluzione.
Berlusconi? Chi se ne frega. Quel nome non riesco nemmeno più a pronunciarlo. Il tempo del facile sdegno, quando bastava essere minimamente educati per sembrare rivoluzionari, lasciamolo nel cassetto dei ricordi. Parliamo di politica. E di chi dovrà pagare cosa, nei prossimi cinque anni.
PS. Quando c’era Berlusconi si ragionava così. Poi dopo invece….