ingroiarivoluzionedi Checchino Antonini
Sarà Rivoluzione civile anche nel Lazio. E correrà da sola, in piena autonomia dal Pd. Un sondaggio riservato nelle mani di Zingaretti la darebbe già al 5,5%.
L'incontro tra Zingaretti e Ingroia non ha portato risultati alla sortita unitaria dell'ex pm di Palermo che, alla vigilia dell'incontro s'era augurato che potesse riuscire con il candidato presidente del centrosinistra «quello che non è riuscito con Bersani». L'ex presidente della Provincia lo aveva quasi gelato: «Se dovesse nascere una lista civica regionale che fonda la propria identità su un programma comune locale certamente potrà svilupparsi un dialogo». Ma in mezzo c'è la questione delle politiche: Zingaretti sarebbe stato fortemente in imbarazzo ad avere nella scheda un simbolo che, a livello nazionale, si presenta come alternativo alla sua coalizione di riferimento.

E, tornando sul locale, sarebbe stata «altamente improbabile», la definisce Fabio Alberti, segretario romano del Prc, una convergenza su punti spinosi ma dirimenti come l'inceneritore di Albano o i due corridoi tirrenici (la Roma-Latina e la Civitavecchia-Livorno). Pare che le richieste di Zingaretti fossero davvero irricevibili: niente quarto stato col nome di Ingroia, niente partiti al seguito, solo una lista civica con una palla arancione per simbolo. Un'arancia indigesta anche per i settori più dialoganti del quarto polo.
Per la composizione di Rc Lazio sarà importantissima la decisione del Tar attesa nelle prossime 24 ore sul numero dei consiglieri della Pisana, 50 come tagliato dalla Giunta Polverini o 70 com'era prima. Di certo ci sarà una sola lista col medesimo simbolo delle politiche con un candidato presidente e un capolista che siano figure nuove. Ingroia non vuole consiglieri uscenti e c'è già un tavolo di coalizione partecipato dai quattro partiti (Prc, Pdci, verdi e Idv), dai due sindaci (Orlando e De Magistris) e da Cambiare si può che nell'assemblea romana di sabato scorso aveva indicato la propria volontà di praticare il percorso della costruzione di Rivoluzione civile anche nel Lazio, possibilmente senza Pd tra i piedi: «a condizione di avere una chiara collocazione di alternativa alla coalizione di centrosinistra, fondata su punti programmatici». I nomi circolati nei giorni scorsi, Carmine Fotia (giornalista vicino a Orlando e alla sua Rete) e Angelo Bonelli, leader dei verdi ecocivici, parrebbero già superati ma è tutto ancora aperto nella definizione della lista.
L'Assemblea romana di sabato scorso ha ritenuto essenziale la prosecuzione dell'esperienza di Cambiare Si Può. La sede del Comitato elettorale romano di Rivoluzione Civile è la sala in cui si è svolta l'assemblea: Sala Esqulino via Galilei, 53. Come per le elezioni nazionali anche per la tornata delle regionali i punti programmatici di Csp sono: lotta alla precarietà, reddito minimo garantito, risanamento e rilancio della sanità e dell'istruzione pubblica, investimenti nella cura e nella manutenzione ordinaria del territorio, contro le politiche delle grandi opere e lo stop al consumo di suolo, per rigenerare l'ambiente, il paesaggio e l'agricoltura; nuovo piano rifiuti basato su raccolta differenziata, riciclo e riuso, senza inceneritori e mega discariche; l'opposizione a un modello insostenibile di trasporto basato sulle autostrade; difesa dei beni comuni, a partire dalla ripubblicizzazione dell'acqua; sostegno ai tre referendum regionali del prossimo anno su rifiuti, vitalizi e acqua pubblica e applicazione piena della legge regionale sull'immigrazione, approvata durante la legislatura del centro sinistra ma poi mai più applicata nè dotata di necessarie risorse economiche.

Liberazione - 15.01.13

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