di Roberta Fantozzi
Dopo la riforma delle pensioni, la manomissione dell’articolo 18, l’aumento della benzina, l’aumento dell’Iva, l’Imu sulla prima casa, il governo Monti, con il decreto legge sulla spending review, colpisce con tagli pesanti anche sanità, pubblico impiego, istruzione ed enti locali, proseguendo così a tappe accelerate il disegno di devastazione sociale iniziato dal precedente governo Berlusconi.
Nel testo definitivo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri misure e tagli (26 miliardi, di cui 4,5 nel 2012, 10,5 nel 2013 e 11 nel 2014) che compromettono diritti costituzionalmente garantiti come quello alla salute:
Taglio di 7,2 miliardi a regioni (3,2 mld), comuni (2,5 mld) e province (1,5 mld);
Taglio di 5 miliardi alla sanità pubblica con la chiusura dei piccoli ospedali, la riduzione di decine di migliaia di posti letto, il risparmio sulla spesa farmaceutica e su quella su beni e servizi;
Taglio delle piante organiche nel Pubblico Impiego (10% dipendenti, 20% dirigenti) che produrrà di fatto il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti pubblici.  Inoltre, è prevista la riduzione degli spazi di lavoro negli uffici al limite del soffocamento.

Una vergogna assoluta che darà il colpo di grazia ai servizi pubblici erogati alla cittadinanza, lasciando campo aperto alle privatizzazioni e al mercato. Continua l’accanimento nei confronti dei dipendenti pubblici, non risparmiando neanche il personale della scuola (docenti in esubero e inidonei per motivi di salute).
Una vergogna ancora più insopportabile se si pensa che le spese veramente inutili, come quelle per le missioni militari all’estero o quelle per la Tav in Val Susa, non vengono toccate.

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