conferenza programmaRelazione di Roberta Fantozzi - Conferenza di programma, 29 giugno 2013

Questa comunicazione riguarda la proposta di campagna da realizzare nei prossimi mesi.  Non è quindi riassuntiva del profilo programmatico generale che verrà invece costruito attraverso le tappe prima riepilogate.

È evidente che quest’ipotesi di campagna si colloca nel quadro che Ferrero descriveva, con le valutazioni che facciamo della crisi e degli effetti delle politiche europee.

Sull’Europa vorrei fare solo una battuta di ulteriore contestualizzazione: i giornali riportano il vertice europeo come un grande successo, un grande risultato: sull’occupazione quel vertice ha aggiunto 3 miliardi per un intervento complessivo di 9 miliardi su base pluriennale.

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I grandi mezzi di comunicazione magnificano i risultati del vertice europeo e quelli del “pacchetto Lavoro” del governo. La realtà non potrebbe essere più stridente.

Sul versante europeo è il nulla: 3 miliardi in più per il lavoro per un totale di 9 su base pluriennale. Il nulla appunto, se comparato ai 4.500 miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione delle banche dall’inizio della crisi e ai 25 milioni di disoccupati che affollano l’Europa. Il nulla se comparati a quei 50 miliardi che l’Italia dovrà destinare al rientro del debito secondo il Fiscal Compact, che vanno ad aggiungersi alle manovre Monti e Berlusconi, ed il cui effetto recessivo sarà micidiale per un paese che dall’inizio della crisi ha perso quasi il 9% del Pil, con 3 milioni di disoccupati, altrettanti “scoraggiati” e 600.000 persone in cassa integrazione. Il pacchetto del governo, invece, mentre aggiunge un po’ di incentivi per le assunzioni dei giovani “sparando” la cifra di 200.000 posti di lavoro in più (!), liberalizza senza limiti la precarietà con l’eliminazione di ogni vincolo ai contratti a termine. Notizia occultata da gran parte della stampa.

Nasce in questo quadro la campagna su cui vogliamo caratterizzare la nostra iniziativa nei prossimi mesi, anche attraverso la presentazione di due proposte di legge di iniziativa popolare.

La prima, di modifica costituzionale, vuole eliminare l’impossibilità di sottoporre i trattati internazionali a referendum, per fare in modo che il popolo italiano possa pronunciarsi sui trattati europei, quelli che hanno costituzionalizzato il neoliberismo e il cui ultimo atto è il Fiscal Compact. Diversamente da chi vuole manomettere la Costituzione per cancellarne i contenuti sociali e democratici, questa modifica ha l’obiettivo di difendere e attuare la Costituzione, i cui contenuti sono all’opposto distrutti dalle politiche europee.

La seconda proposta, riguarda un piano per creare lavoro e per la riconversione ecologica e solidale dell’economia: con un nuovo intervento pubblico, la riduzione dell’orario, la redistribuzione della ricchezza. Almeno un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro in 3 anni. Si può? Si può. Con un progetto e con la lotta.

 

Roberta Fantozzi, Segreteria nazionale Prc

Piergiovanni Alleva, giurista del lavoro, già responsabile della consulta giuridica della Cgil, è carico come una pila. Il decreto Letta sul lavoro che riforma i contratti a termine, sui quali era intervenuta appena un anno fa l’ex ministro Elsa Fornero, proprio non riesce a digerirlo. Per lui «è un monumento equestre all’ipocrisia nazionale». La sua indignazione l’ha esposta in una lettera aperta al segretario del Pd Guglielmo Epifani, che conosce bene dopo anni di collaborazione in Cgil, quando Epifani faceva il segretario generale. Per Alleva, appoggiando il governo Letta, il Pd avrebbe «mascherato il più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori come semplice misura di supporto all’occupazione giovanile».

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Sono oltre 520mila i lavoratori in cassa integrazione a zero ore da inizio anno, frutto di circa 460 milioni di ore messe a segno nei primi cinque mesi, con pesanti riflessi in busta paga per i lavoratori coinvolti: ovvero una perdita secca di reddito per 1,7 miliardi, pari a una riduzione del salario di circa 3.300 euro, al netto delle tasse, per ogni singolo lavoratore. Questi i nuovi numeri del rapporto di maggio dell'Osservatorio cig della Cgil Nazionale, diffusi alla vigilia della manifestazione unitaria 'Lavoro è Democrazia', in programma domani (sabato 22 giugno) a Roma.

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L’accordo sulla rappresentanza sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria è stato definito un accordo storico, una svolta epocale. Ne vanno analizzati invece senza infingimenti gli elementi critici e negativi, senza per questo fare l’operazione opposta di rimuovere il contesto in cui si colloca.

Il contesto è quello di una lunga stagione di esclusione dalla contrattazione delle organizzazioni sindacali che, quand’anche maggioritarie, non sono state disponibili a subire i diktat e i pesanti arretramenti imposti dalla controparte.

Una lunga stagione in cui, in sostanza, è stato nelle mani delle imprese scegliere i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori: con quali sindacati trattare, quali escludere, con quali chiudere gli accordi.

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