di Federico Mello
I dati che ci consegna l’Istat fanno piangere lacrime amare. E ancora una volta sono i più giovani, nel Paese delle classi dirigenti gerontocratiche, a farne le spese. L’Istat informa infatti che il numero dei disoccupati a settembre é di 2 milioni e 774 mila: il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004). Il dato dei disoccupati raggiunto a settembre è invece pari a 2 milioni 774 mila: un aumento del 24,9 per cento su base annua.
Ancora peggio, se possibile, il dato sulla disoccupazione giovanile (15-24 anni): a settembre siamo arrivati al 35,1%, un più 1,3 punti percentuali su agosto e più 4,7
punti su base annua (per tasso di disoccupazione giovanile, l’Istituto chiarisce che si tratta dell’incidenza dei disoccupati sul totale degli occupati o in cerca).
Sono dati che gridano vendetta. È ormai del tutto evidente come rappresentano il tradimento di un patto. Fin da metà degli anni ’90, quando cominciarono con Treu le prime leggi sulla precarietà (proseguite poi con la Legge 30), la retorica dei vari governi è stata sempre la stessa: cari ragazzi, accettate meno garanzie in cambio di più lavoro.
Anche la sinistra è caduta in questa trappola, di fatto non facendo niente, quando era al governo, per affrontare e provare quanto meno a contenere la questione precarietà.
Il risultato è che ora ci troviamo con zero lavoro, stipendi da fame, nessuna garanzia, nessuno possibilità di costruirsi un futuro.
Quando i partiti “crollano”, come successo in Sicilia, delle domande anche su questo dovrebbero farsele.
La classe politica che ha governato negli ultimi vent’anni ha fallito. Ed è normale che siano sempre meno quelli che riescono ancora a decretargli fiducia.
da Pubblico