Irpef, Iva, Imu, e anche Tares. A giugno arriva l'ennesima stangata e minaccia di colpirci in pieno. Per l'Istat, questo inizio del 2013 è la fotocopia del 2012, altro che ripresa. Intanto, i dati sulla salute dicono che la gente rinuncia alle cure, a cominciare da quelle dentali. La prevenzione è un miraggio e sono in aumento i suicidi. Come aveva già sottolineatol' Oms, il taglio della spesa pubblica ha effetti diretti sull’aumento dei tumori.

Il Governo ha bellamente ignorato il rinvio della nuova tassa sui rifiuti alla quale quindi entro luglio prossimo, a meno di interventi dell'ultima ora, bisognera' adempiere. Il carico, tra tasse e fisco, per gli italiani diventa un vero e proprio macigno. Concentrati nel mese di giugno ci sono l’Irpef, e il primo acconto sull'Imu 2013, per chi paga in due rate. E per concludere in bellezza bisognera' fare i conti con l'aumento dell'Iva ordinaria dal 22 al 23% che colpira' moltissimi beni di largo consumo. Si tratta di un ''concentrato esplosivo'' - dice la leader della Cgil Susanna Camusso - se si calcola anche il ridottissimo potere d'acquisto dei salari italiani. A conti fatti si tratta di 5 miliardi in piu' solo per gli aumenti di Iva, Tares e Imu. Imposta quest'ultima che lo scorso anno e' costata complessivamente agli italiani circa 22 miliardi. Cioe': fingendo che si debba pagare solo l'Imu e gli aumenti (27 miliardi) si tratterebbe di un conto di 450 euro a testa dividendo la cifra per i circa 60 milioni di cittadini italiani, neonati e ultracentenari inclusi.

Altri salassi legati all’austerity, mentre ll'economia va a picco (il Pil 2013 scendera' secondo il Governo dell'1,3%). L'effetto avvitamento' - consumi in picchiata, produzione in calo costante, economia sempre piu' giu' e conseguente peggioramento dei conti pubblici – è una realtà sempre più concreta. E se non bastasse c'e' anche il problema della cassa in deroga che andrebbe rifinanziata. Il rischio? ''Il Paese - prevede Camusso - scendera' ad una velocita tale da non potere piu' risalire''. L'Istat ci racconta che a gennaio le vendite al dettaglio segnano un -3% annuo, settimo dato negativo consecutivo, mentre rispetto a dicembre il calo e' dello 0,5%. Non va meglio per l'industria, che da oltre un anno non riesce ad andare in positivo e aggiunge alla collezione un -3,4% tendenziale per il fatturato, mentre rispetto al mese precedente il calo e' dell'1,3%.

Intanto, la realtà della crisi picchia duro sulla sulla salute. E gli effetti iniziano ad essere evidenti, con nove milioni di persone che stanno rinunciando a curarsi per mancanza di risorse. Walter Ricciardi, direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute dell'Universita' Cattolica di Roma, sottolinea come il nostro paese non abbia messo in campo le iniziative possibili per limitare il problema.

 

''Nel nostro paese ormai nove milioni di persone ha rinunciato a curare disturbi di piccola e media entita' – spiega l'esperto commentando lo speciale della rivista Lancet sulla salute in Europa ai tempi della crisi - o per le liste d'attesa troppo lunghe, o perche' non riesce a pagare le terapie. Un esempio lampante viene dalle cure dentali, con un aumento delle persone che perdono i denti e non li sostituiscono, anche perche' l'odontoiatria in Italia e' quasi esclusivamente privata''. Secondo il rapporto annuale stilato dall'osservatorio dall'inizio della crisi e' aumentato l'utilizzo di farmaci antidepressivi (da 8,18 dosi giornaliere per 1000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010), sintomo della ricerca di una 'cura rapida' al senso di malessere, ma anche gli stili di vita stanno peggiorando, con una diminuzione nel consumo di frutta e verdura a favore di cibi piu' economici e calorici e la rinuncia all'attivita' fisica per risparmiare. In aumento, segnala l'Istat, sono anche i suicidi, che seguono la tendenza europea. Se nel 2008 i casi erano 2.828, due anni piu' tardi sono saliti a 3.048. Agli effetti diretti sulle persone si aggiungono quelli dei tagli ai servizi sanitari: ''Un esempio di questo si puo' vedere nelle statistiche sui tumori della mammella - sottolinea Ricciardi - al Sud c'e' la meta' dei casi ma lo stesso numero di morti. Questo perche' mancano i servizi di screening, e quindi le diagnosi vengono fatte quando il cancro e' in stadio avanzato''.

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