di Gaia Scacciavillani -
Quasi 100 milioni di euro. Tanto hanno complessivamente incassato nel 2012 amministratori, sindaci e dirigenti con responsabilità strategiche delle prime cinque banche italiane. Per la precisione, i vertici di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Ubi e Banco Popolare lo scorso anno sono costati agli istituti di credito un totale di 96.201.224 euro. Cioè 4,4 milioni in più rispetto del 2011.
A fare la parte del leone, come spesso accade, sono stati i manager di Intesa Sanpaolo, dove il consigliere delegato Enrico Cucchiani con i suoi 3,037 milioni è il banchiere più pagato d’Italia. La cifra si compone di 2,3 milioni di compensi fissi, 377mila euro di benefici non monetari e 360mila euro di bonus e parte degli 1,8 milioni di euro della componente variabile della retribuzione maturata nel 2012, ma che verrà incassata per lo più in forma differita. Il totale maturato dal banchiere per l’anno scorso è di 4,47 milioni.
Il presidente del consiglio di sorveglianza dell’istituto, l’ottantenne Giovanni Bazoli fresco di riconferma sulle “pressanti insistenze dei principali azionisti e del Ceo”, ma pronto “a passare la mano ad altri al primo segno di difficoltà”, ha invece preso “solo” 1,080 milioni. Secondo il professore bresciano la “teoria della rottamazione che oggi va tanto di moda porterebbe a privarsi di persone essenziali per la società civile, politica e religiosa”. Intanto il totale speso dall’istituto che ha chiuso il 2012 con utili per 1,605 miliardi forte dell’attività di trading alimentata anche dal basso costo del denaro prestato dalla Bce, ammonta a 32,699 milioni.
Segue a ruota Unicredit con 20,7 milioni di euro, 2 milioni in più del 2011 nonostante i primi otto manager e l’amministratore delegato del gruppo abbiano rinunciato alla parte variabile della retribuzione. La banca che nel 2012 ha realizzato 865 milioni di utili, spinti come per Intesa dalla forte attività di trading sostenuto dai prestiti della Bce, ha versato all’amministratore delegato Federico Ghizzoni 1,949 milioni di euro, mentre al direttore generale Roberto Nicastro sono andati 1,769 milioni. Il presidente Giuseppe Vita, in carica dall’11 maggio 2012, ha invece preso 998mila euro in linea col suo predecessore Dieter Rampl, che per i primi quattro mesi dell’anno ha incassato 525mila euro, mentre i vicepresidenti Fabrizio Palenzona e Luca di Montezemolo hanno rispettivamente percepito “solo” 355mila e 134mila euro.
Al terzo posto c’è il Banco Popolare che, ancora gravato dall’eredità Fiorani-Faenza e quindi dai crediti incagliati dei “furbetti” Zunino e Coppola, ha chiuso il 2012 con un rosso di 627 milioni e ha versato ad amministratori, sindaci e dirigenti la stessa somma dell’anno prima: 18,25 milioni di euro, 1,708 dei quali per l’amministratore delegato Pierfrancesco Saviotti. Invariati rispetto al 2011 anche gli emolumenti dei vertici del gruppo Ubi pari a 13,7 milioni, dei quali 1,505 milioni sono andati al consigliere delegato Victor Massiah. L’ultimamente battagliero polo delle popolari lombarde proprio nel 2012 ha raggiunto un accordo sindacale, che, tra l’altro, prevede l’uscita di 736 persone (di cui 600 già a gennaio 2013 di quest’anno e le rimanenti attese entro aprile.
Insomma, va a finire che per una volta la figura migliore la fa il Monte dei Paschi di Siena, con i suoi 10 milioni di euro che si confrontano con i 13,2 milioni del 201. Ad alleggerire i conti ha senz’altro contributo la rinuncia all’emolumento da parte del presidente Alessandro Profumo, che ha percepito solo la quota-parte prevista come amministratore, 62mila euro. Molto di più è andato al suo predecessore, Giuseppe Mussari, che per i primi quattro mesi del 2012 ha incassato oltre 234mila euro, mentre il suo ex direttore generale, Antonio Vigni, destinatario di una buonuscita da 4 milioni, ha incassato 46mila euro per soli 12 giorni. Sul capo di entrambi, però, pendono sia le sanzioni della Banca d’Italia (oltre 5 milioni complessivi a carico di tutti gli ex vertici) sia la richiesta di risarcimento danni per circa 1,2 milioni che i soci della banca toscana si apprestano ad approvare. E intanto l’istituto fresco di aiuti di Stato per oltre 4 miliardi e di un rosso da 3,7 miliardi, paga il nuovo amministratore delegato Fabrizio Viola 1,59 milioni di euro, somma che poteva arrivare fino a 2 milioni se il banchiere non avesse rinunciato all’indennità di 400mila euro.
dal Fatto quotidiano