Roberta Fantozzi
Abbiamo un compito decisivo da svolgere con la nostra iniziativa politica, che ieri Dino Greco riassumeva nel titolo del suo editoriale. E' la decostruzione quotidiana del messaggio che arriva a reti unificate dal mainstream politico-mediatico: le scelte politiche che si stanno compiendo in Europa ed in Italia sono ineluttabili. Non resta che subirle, magari aggiustandole un po', come unica via di salvezza. E dunque la sofferenza sociale che quelle scelte generano - i drammi veri e propri, i progetti di vita "tagliati" e distrutti, la fatica sempre più dura - possono solo restare sofferenza muta, privata in radice della possibilità persino di pensare un'alternativa. Del resto non è questo il messaggio di fondo racchiuso nella riduzione a "tecnica" della politica? Eppure la situazione attuale proprio per la sua durezza offre la possibilità, all'opposto, di rimettere in discussione radicalmente un trentennio di egemonia del neoliberismo, di ricostruire la connessione tra la sofferenza sociale, la condizione materiale delle classi subalterne e l'individuazione delle responsabilità, dell'avversario da battere.
Un'operazione indispensabile per ricostruire consapevolezza, soggettività, capacità di conflitto, per rimettere a tema un'alternativa di modello sociale.
Perché questo sia possibile sono necessari almeno tre elementi: la denuncia delle scelte che si vogliono compiere, la capacità di prospettare un'alternativa, la costruzione di un campo di forze politiche e sociali sufficientemente ampio da rendere quell'alternativa credibile. E' questo il messaggio di fondo del nostro ultimo congresso, che deve vivere prima di tutto in un salto di qualità della nostra capacità di opposizione al governo Monti.
Va denunciato con forza il carattere iperclassista della manovra del cosiddetto "governo tecnico". Così tanto classista da rompere persino la lunga complicità di Cisl e Uil e obbligarle a dichiarare lo sciopero generale.
Sta nelle scelte sulle pensioni. Sta nel complesso di quella manovra, persino in "dettagli" che hanno ricevuto un'attenzione ingiustamente minore.
Sulle pensioni, alla denuncia dell'intollerabilità di tutte le misure prospettate, con l'abolizione di fatto delle pensioni di anzianità ed il salto di 6 anni che si vorrebbe imporre a molti lavoratori, con la persecuzione vera e propria delle donne, con il passaggio per tutti al contributivo e il taglio delle rivalutazioni (la cui gravità resta tutta non solo perché per ora la modifica è solo un impegno, ma anche perché è da capire cosa succede per le pensioni da 467 a 935 euro ad oggi rivalutate solo al 50%), va accompagnata un'altra denuncia di fondo.
Quella delle molte falsità che si continuano a raccontare sulla supposta maggiore generosità e dispendiosità del nostro sistema previdenziale rispetto al resto d'Europa. Quei veri e propri trucchi con cui si fa lievitare la nostra spesa previdenziale includendovi il Tfr e il prelievo fiscale sulle pensioni, che altrove non esiste o è bassissimo, alzando in questo modo la nostra spesa pensionistica di ben 4 punti di Pil per poterne sbandierare un'inesistente insostenibilità. Occultando il dato clamoroso che ricordava qualche tempo fa Felice Roberto Pizzuti e cioè che al netto delle tasse, il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni pensionistiche, quello che concretamente esce dalle casse dello stato per entrare nelle tasche dei pensionati, ha visto nel 2009 un attivo di 27,6 miliardi. Oppure occultando il fatto che sono gli attivi del fondo dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati, della cassa integrazione che coprono i passivi degli altri fondi a partire da quello dei dirigenti. Quei pensionati d'oro, di cui è emblema il più ricco pensionato d'Italia che riceve ogni mese 90.246 euro, prendendo dall'Inps ogni 48 ore quanto un pensionato al minimo prende in un mese. C'è qualche traccia di un provvedimento che colpisca queste pensioni? Qualche traccia di intervento per i lavoratori precari, per le giovani generazioni, condannate ad un futuro di miseria?
Ed ancora sul fisco. La tassazione sui capitali scudati è ridicola, un nuovo favore dopo il trattamento privilegiato che gli aveva riservato il governo Berlusconi. Va ricordato che se l'Italia avesse applicato le aliquote e le sanzioni di altri paesi, l'introito avrebbe raggiunto la cifra di 40 miliardi e che solo applicando una proposta del Pd di pochi mesi fa, la sovratassa al 15% , si recuperebbero oltre 15 miliardi. L'assenza della patrimoniale è uno scandalo, a fronte della concentrazione della ricchezza che esiste nel nostro paese, dell'1% ricchissimo che ha lo stesso patrimonio del 60% della popolazione. Ed una patrimoniale, sul modello proposto dalla Cgil, consentirebbe di recuperare quasi 20 miliardi, colpendo solo il 5% della popolazione più ricca. Ed infine che dire del fatto che all'aumento dell'aliquota sui redditi alti si preferisca l'addizionale Irpef, tassa piatta e dunque iniqua? Delle misure blande sull'evasione fiscale?
Si colpisce nuovamente nel mucchio. Revisioni degli estimi catastali e ripristino dell'Ici, non tutelano i lavoratori e i ceti medio bassi, tutelano invece le attività commerciali della Chiesa. Gli aumenti dell'Iva e delle accise sui carburanti colpiscono in maniera indifferenziata e quindi colpiscono di più chi ha di meno.
I nuovi tagli sulle regioni e gli enti locali, dopo il massacro già compiuto, mettono in discussione la sanità pubblica e i servizi territoriali. Fa davvero specie sentir dire alla ministra Fornero che l'intervento sulle pensioni delle donne è l'eliminazione del "contentino per disparità inflitte in precedenza" a fronte dei tagli al welfare che accentueranno quelle disparità.
Trattamento di favore invece per le imprese, con i sostanziosi sgravi fiscali, con la nuova spinta alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, con le risorse per le grandi opere. Non importa che solo la Tav in Val Susa e il terzo valico della Milano-Genova costino quasi 25 miliardi allo stato italiano. Niente ovviamente sulle spese militari.
La manovra del governo "tecnico" è un capolavoro di iniquità. Peggiorerà la crisi di un'economia già in recessione. Mentre sul versante europeo Monti si è schierato con Merkel contro l'acquisto diretto dei titoli di stato da parte della Bce, posizione che il vertice europeo pare ostinarsi a confermare.
Costruiamo l'opposizione, incalziamo la Cgil perché lo sciopero del 12 sia dentro un percorso di mobilitazione determinato e vero, ostiniamoci a proporre unità e percorsi comuni a sinistra. Trasformiamo la sofferenza in lotta. Se non ora, quando?