La ministra Lamorgese lancia l’allarme sul rischio tensioni sociali in autunno come “esito di questo periodo di grave crisi economica” perché, chiarisce la ministra, “vediamo negozi chiusi, cittadini che non hanno nemmeno la possibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani”. Per evitare tensioni diciamo alla ministra e al governo c'è necessità di misure che impediscano il prodursi del disagio sociale. Innanzitutto va garantito un reddito a tutte/i per tutte le persone prive di forme di sostentamento adeguate a una vita dignitosa. E misure per affrontare la crisi che mettano al primo posto i diritti delle persone:

- un piano nazionale del lavoro da realizzare nella riconversione ambientale dell’economia, nella ricostruzione della sanità e della scuola pubbliche, nella salvaguardia e messa in sicurezza del territorio.
- la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario
- un salario minimo per legge in tutti i settori economici e produttivi.

Abbiamo la sensazione che senza protesta sociale il governo non avrà il coraggio di una svolta. Davanti a disoccupazione, povertà e perdita di diritti tifare rivolta è un rivolta. Come insegnano Francia agli Usa chi sta in basso per farsi ascoltare deve lottare per i propri diritti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

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