Una buona notizia dall’Europa. In sede di comitato consultivo dell'UE per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (CCSS), è stato raggiunto un accordo sulla necessità di riconoscere la COVID-19 come malattia professionale nei settori dell'assistenza sociosanitaria e dell'assistenza a domicilio nonché, in un contesto pandemico, nei settori in cui sono maggiori le attività con un rischio accertato di infezione. Non é la prima volta che accade, già la direttiva n. 2019/1833/UE della Commissione del 24 ottobre 2019, aveva indicato l'aggiornamento degli Agenti Biologici (virus) riferibile a patologie da coronavirus, ma il recepimento nella normativa nazionale richiede ben due anni.
Un fatto importante perché su questa base la Commissione aggiornerà la sua raccomandazione sulle malattie professionali al fine di promuovere il riconoscimento della COVID-19 come malattia professionale da parte di tutti gli Stati membri, garantendo ai lavoratori e alle lavoratrici diritti ad oggi negati. è dunque importante che il governo sia impegnato a recepire la direttiva in tempi rapidi, non certo in due anni. Rifondazione Comunista vigilerà su questo adempimento insieme al Gruppo parlamentare Manifesta, così come sugli impegni assunti in sede di approvazione del DL 146/2021 in Legge 215/2021 per l'emanazione dei decreti attuativi finora mancanti al D.lgs. 81/2008, come pure per l'estensione dell'obbligo Inail a tre milioni di lavoratori che ne sono incredibilmente ed incostituzionalmente privati.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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