Le motivazioni della sentenza che ha condannato l’azienda Civis Spa, nella causa promossa da Adl Cobas, per i salari poco sopra i 4 euro all’ora rappresentano un fatto di grandissima rilevanza per la tutela del lavoro. Vediamone alcuni aspetti.
In primo luogo rinsaldano con forza la tendenza della giurisprudenza ad assumere con coraggio la costituzione, in particolare l’articolo 36, come riferimento imprescindibile per giudicare l’adeguatezza dei salari e se ne stabilisce la preminenza anche rispetto ai contratti nazionali.
Così quello a una retribuzione proporzionata e sufficiente diventa un diritto inalienabile della persona che lavora.
Si confuta la pratica consolidata di assumere i contratti collettivi quale metro di per sé sufficiente a giustificare l’adeguatezza delle retribuzioni, mostrando anche con dovizia di dati come nel tempo i contratti non siano stati in grado di tutelarle rispetto all’inflazione e a politiche economiche fondate sulla compressione dei salari
Viene assunto a riferimento la soglia di povertà relativa come minimo per garantire una vita dignitosa e si stabilisce che “ove la retribuzione prevista nel contratto di lavoro, individuale o collettivo, risulti inferiore a questa soglia minima, la clausola contrattuale è nulla”
Un dato di grandissimo rilievo è l’assunzione della paga base come criterio per definire la remunerazione sufficiente a garantire una vita dignitosa e l’auspicio che venga introdotto un salario minimo che la garantisca.
Le argomentazioni del giudice confermano la correttezza e la necessità della nostra proposta di legge per il salario minimo perfino nella cifra indicata di 10 euro e ancor più nella scelta di ancorarla pienamente e in modo automatico all’inflazione.
Tutto ciò contribuirà a dare maggiore forza alla nostra campagna di raccolta firme che si sta sviluppando con banchetti e iniziative in tutte le città d’Italia e che ieri è stata rafforzata in modo importante con la costituzione di un comitato di sostegno promosso da personalità del mondo accademico, della cultura e dello spettacolo e da forze sindacali e politiche riportate nell’appello allegato.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Paolo Benvegnù, segretario regionale del Veneto
Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra Europea

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