Una manovra di bilancio con molto fumo in funzione delle elezioni europee quella licenziata ieri dal governo Meloni. Già lo si capisce considerando le due misure bandiera, il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, che da sole assorbono circa 15 miliardi, propagandate come importanti sostegni al lavoro.
Il taglio del cuneo fino ai 35 mila euro, oltre che valere per il solo 2024,il tempo delle europee appunto, non fa che confermare i salari attuali mentre l’accorpamento delle aliquote porta 20 euro al mese al lavoratore o lavoratrice che supera il reddito di 28 mila euro e solo dieci a chi ha un salario di 14 mila euro.
Cifre irrisorie rispetto a salari che solo negli ultimi due anni hanno perso il 20% del potere d’acquisto e per i milioni di lavoratori poveri cui viene anche negata l’introduzione di un salario minimo legale secondo Costituzione.
Per un’analisi dettagliata aspettiamo che il fumo della propaganda si diradi e di vedere i numeri veri, ma sulle voci di spesa principali alcune cose si possono già dire.
Per quanto riguarda la sanità la propaganda non può nascondere che c’è una riduzione reale rispetto al Pil e che i soldi stanziati non coprono nemmeno gli aumenti generati dall’inflazione mentre ben 600 milioni sono un regalo per i privati; insomma niente per potenziare una sanità che, dopo decenni tagli, solo per stare nella media europea avrebbe bisogno di 48 miliardi.
Si continua con i tagli alla Pubblica Amministrazione centrale e territoriale, 4 miliardi, mentre aumentano le spese militari e si buttano 12 miliardi in tre anni per la bandierina di Salvini, il ponte sullo stretto.
Il clamoroso e rapido ritorno alla Fornero, di cui la Lega aveva giurato l’abolizione, è la cifra di questa finanziaria per quanto riguarda il capitolo pensioni che prevede per ora il passaggio a quota 104 con penalizzazioni all’uscita; va aggiunto il mancato recupero totale dell’inflazione per pensioni superiori a 4 volte la minima.
Una manovra da bocciare dunque. Tutta tesa a rassicurare Bruxelles e i mercati mentre non si prendono i soldi dove ci sono con una lotta vera all’evasione fiscale che ha raggiunto dimensioni mostruose, una tassa sulle grandi ricchezze, l’eliminazione delle tante flat tax che sottraggono al fisco cifre enormi.

Tutto questo mentre si continua a non fare niente per l’occupazione e il lavoro povero, si prosegue con i tagli al pubblico e all’welfare, si fanno nuovi regali alle imprese senza uno straccio di politica economica, non si investe seriamente per trar fuori dalla povertà milioni di lavoratori/trici e pensionati/e.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del PRC/SE

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