La vera emergenza italiana sono i bassi salari; nel nostro paese, unico in Europa, i salari reali sono fermi dal 1991 mentre nei paesi Ocse sono cresciuti in media del 32, 5%.
Sono dati contenuti nel rapporto Inapp del 2023 che confermano quanto già attestato dall’Ocse lo scorso anno.
E’ impressionante e vergognoso l’arretramento dei salari italiani nella graduatoria dell’area Ocse: in 30 anni l’Italia scivola dal nono posto del 1992, quando si collocava sopra la media, al ventiduesimo del 2022.
Con un crollo accentuato nell’anno del covid e proseguito con l’inflazione da profitti che ha ulteriormente impoverito le lavoratrici e i lavoratori riducendo il potere d’acquisto del 20% circa.
E’ il risultato della lotta di classe contro il lavoro condotta per decenni da governi e imprese che ha prodotto una crescita continua della quota dei profitti sul Pil ai danni dei salari, mentre la produttività, pur arretrando rispetto agli altri paesi europei , è aumentata più delle retribuzioni.
Tra Le cause dell’emergenza salariale individuate dal rapporto: la crescente incapacità della contrattazione collettiva nazionale di tutelare il lavoro anche a causa dell’aggancio all’Ipca depurato dai prezzi dell’energia, la totale inadeguatezza di quella di secondo livello nonostante gli incentivi erogati dai governi per sostenerla e i lunghi periodi senza rinnovi dei contratti.
E’ lo stesso rapporto a indicare alcune delle soluzioni che sosteniamo da tempo: aumento di almeno il 5% della quota dei salari sul pil, rilancio del contratto nazionale e introduzione del salario minimo legale.
Ecco un’ ulteriore motivazione, ammesso ce ne fosse bisogno, per spingere le forze politiche presenti in Parlamento a sostenere con forza la proposta di legge per l’introduzione del salario minimo legale a 10 euro l’ora agganciato automaticamente all’inflazione consegnata al Senato da Unione popolare.
Chiediamo loro di cogliere questa opportunità per rilanciare questa battaglia di civiltà dopo l’ignobile colpo di mano con cui il governo ha cancellato la loro proposta.
Nel contempo siamo impegnati a sostenere questa lotta con le mobilitazioni nel paese, e invitiamo tutte le forze politiche, sociali e sindacali a fare altrettanto.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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