di Paolo Benvegnù* -

Arnault, proprietario del gruppo del lusso Lhmv è uno degli uomini più ricchi del mondo. Negli ultimi 2 anni ha realizzato grandi profitti, più o meno due miliardi. È proprietario anche del gruppo Loro Piana, marchio storico dell’ abbigliamento nel nostro paese. Il gruppo italiano è sotto amministrazione giudiziaria a seguito di una ordinanza del tribunale di Milano per il suo coinvolgimento in attività di caporalato. La notizia è questa. Da tempo è noto che grandi aziende del lusso affidano a terzi, alla catena degli appalti e subappalti parti, anche importanti delle loro produzioni. In una azienda in provincia di Milano operai cinesi, molti senza contratto, erano costretti a lavorare in condizioni di estremo sfruttamento. Uno di loro è finito in ospedale, massacrato di botte dal suo titolare, a cui aveva chiesto il pagamento di salari arretrati. Da qui l’ inchiesta della magistratura e la conseguente decisione di sottoporre Loro Piana all’ amministrazione giudiziaria. Questa è la cronaca.

Negli scantinati dei paesi della provincia di Napoli, nei laboratori del nordest, nei paesi sparsi per la campagna Veneta ma anche a Milano e nel suo hinterland proliferano e si riproducono i luoghi dello sfruttamento del lavoro. Il caporalato non appartiene soltanto all’ agricoltura e all’ edilizia, è ovunque là dove si allungano le filiere degli appalti e dei subappalti, perfino in grandi aziende come Fincantieri e nella logistica. Grandi marchi del lusso mondiale, grandi e medie aziende, ovunque, la battaglia sui prezzi per gli appalti e la ricerca del profitto riproduce queste condizioni. Niente di nuovo nel mondo della produzione capitalistica. Nella produzione delle merci , nella loro distribuzione, tutto si tiene, le innovazioni tecnologiche più avanzate con le forme più arcaiche di sfruttamento. In agricoltura nella stessa filiera convivono forme di moderna schiavitù con l’ applicazione degli algoritmi. I punti più alti della modernità capitalista, dove si materializzano e riproducono competenze tecniche e scientifiche, si mescolano, senza problemi, con le forme più brutali di sfruttamento anche nel mondo dei lustrini e del lusso.

La zappa e il cacciavite convivono tranquillamente con i robot e l’ intelligenza artificiale e nelle metropoli e nei sottoscala delle periferie dove si lavora come delle bestie con gli Ateliers più raffinati. Come ci insegnavano i nostri maestri nelle officine di Mirafiori i vecchi arnesi degli operai professionali con le moderne linee di produzione. L’ intervento del tribunale di Milano, così come altri atti della magistratura, hanno messo in luce e sanzionato il ricorso al caporalato in realtà produttive anche importanti nel nostro paese, favorito dal sistema degli appalti, dei subappalti e dalla terziarizzazione. È certamente importante e non a caso questo governo vuole mettere la mordacchia ai giudici

Il punto è che questo non basta a impedire che si riproduca la riduzione in condizioni semiservili di tante lavoratrici e lavoratori, sottoposti al ricatto di chi li mette a lavoro. Come è successo in passato e come è recentemente accaduto ad esempio nel settore della logistica, solo il conflitto educa i padroni . È a questo che dobbiamo lavorare.

*Responsabile lavoro, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

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