Care compagne e cari compagni,

come sapete il progetto di Autonomia Differenziata sta continuando il suo percorso.

Il Ministro Calderoli ha presentato il disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario”, che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 2 febbraio scorso.

Si tratta di un testo che, pur con lievi aggiustamenti rispetto alle bozze precedenti, frutto di alcuni mugugni all’interno della maggioranza e delle critiche sollevate anche da alcuni presidenti di regione, contiene tutte le criticità che avevamo denunciato: l’aumento delle diseguaglianze sociali e del divario fra Nord e Sud e la rottura dell’unità e indissolubilità della Repubblica, con la marginalizzazione definitiva del Parlamento, chiamato, dopo semplici “atti d’indirizzo” da parte dei “competenti organi parlamentari”, ad approvare senza discussione le intese che ogni Regione che ne faccia richiesta stipula con il Governo, fino a tutte le 23 materie previste nella riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 (20 materie a legislazione concorrente Stato/Regioni e 3 materie di esclusiva potestà statale, tra le quali “norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”).

Si tratta di un progetto devastante, non minimamente limitato dalle modalità con cui nella Legge di Bilancio 2023 (commi dal 791 all’801) viene delineato il percorso per la mera “determinazione”, dei LEP (livelli “essenziali” e non “eguali”, delle “prestazioni” e non dei “diritti”), a cui è subordinata l’autonomia. Anche qui il Parlamento è esautorato e l’iter è affidato ad una “cabina di regia” e all’emanazione di DPCM, meri atti amministrativi.

È necessario continuare e intensificare, a livello locale oltre che nazionale, l’opposizione a questo disegno scellerato che inizialmente avrebbe ripercussione drammatiche nel Mezzogiorno ma che rappresenta un pericolo per tutti e tutte (basti pensare alla rottura del contratto nazionale, allo smembramento delle infrastrutture, ai servizi sanitari ancora più regionalizzati, alle privatizzazioni, a 20 sistemi scolastici diversi…).

Domenica 29 gennaio si è svolta a Roma un’importante assemblea promossa dal Tavolo No Autonomia differenziata, di cui facciamo parte insieme e all’interno del Comitato contro ogni autonomia differenziata e a numerosi soggetti sociali, politici e sindacali. L’assemblea ha deciso di darsi un programma di mobilitazione nazionale e territoriale.

Molti nostri compagni e compagne, da Sud a Nord, sono attivi nei comitati locali e molti circoli stanno promuovendo momenti di approfondimento e mobilitazione.

I circoli del Sud sono impegnati in campagne specifiche e nell’organizzazione delle “piazze per il Sud” di cui si occupa direttamente Loredana Marino, insieme a LabSud.

Vi sono altre iniziative che parallelamente si stanno attuando, come la raccolta firme sulla LIP conosciuta come Legge Villone. Si tratta di un tentativo di “riduzione del danno”, con innegabili punti positivi, ma anche con rischi di smottamento verso un esito più che moderato. Per questo, pur non contrastandola, non la consideriamo come nostra proposta.

Oggi è più che mai indispensabile unire tutte le forze per impedire che questo governo porti a casa lo smembramento del paese, nello scambio Regionalismo Differenziato/Presidenzialismo.

In allegato trovate un volantino PRC-Up, il documento e la mozione finale dell’assemblea nazionale svoltasi presso il Liceo Tasso il 29 gennaio scorso. Sulla pagina del comitato trovate la registrazione di tutti gli interventi, a partire dalle relazioni dei proff Azzariti e Liberati e l’introduzione di Marina Boscaino.

In allegato anche, per conservarne memoria, le dichiarazioni di Giovanni Russo Spena in Parlamento, nel lontano 2001, in occasione del dibattito sulla modifica del Titolo V, che ci vide oppositori lungimiranti.

Restiamo umani.

Tonia Guerra, segreteria nazionale, responsabile Campagna NO A.D. Prc-Se

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