di Fabio Marcelli

Ci si indigna, e giustamente, per i danneggiamenti del patrimonio culturale mondiale operati dai talebani in Afghanistan o, più recentemente, dai gruppi islamisti in Mali, ma la reazione è più blanda nei confronti di analoghi attentati contro scienza e cultura portati avanti ieri dal futile Berlusconi e oggi dal sobrio Monti. In questo caso la distruzione non assume la forma esplicita dei bulldozer o delle cariche esplosive, ma quella, più subdola ma altrettanto efficace, dell’incuria e del taglio dei fondi. Il risultato è tuttavia lo stesso.

 A fronte di un’Italia detentrice di gran parte del patrimonio culturale mondiale e produttrice, nonostante tutto, di risultati di eccellenza nel campo delle scienze, stanno governanti assolutamente inadeguati.

Chiara è stata la denuncia dei fisici italiani che poco tempo fa hanno  conseguito un risultato di portata storica colla scoperta del bosone di Higgs. Eppure continuano i tagli a tutto il settore della ricerca, a cominciare dal CNR.

Finché continueranno queste politiche di taglio, non ci sarà nulla da fare per il nostro Paese. I giovani ricercatori e le giovani ricercatrici dovranno continuare ad elemosinare borse di studio o contrattini a termine, ovvero imboccare, come sempre più spesso avviene, la via dell’esilio.

Per non parlare della problematica della valutazione, la quale, come ha denunciato Francesco Sylos Labini, è stata affidata a un’agenzia totalmente dipendente dal Ministero della ricerca, l’ANVUR, mettendo a repentaglio l’indipendenza dei ricercatori e degli accademici, che rischiano di doversi trasformare, per sopravvivere, in tanti piccoli funzionari succubi del pensiero unico.

La logica demenziale che viene applicata dall’ANVUR ha vari aspetti. Uno è costituito dall’arbitraria identificazione di riviste privilegiate, pubblicare sulle quali costituirebbe di per sé, a prescindere da ogni verifica sul contenuto, e la portata effettivamente originale e innovativa delle pubblicazioni, un merito insuperabile. Immaginatevi che posizione di potere incontrastato e incontrollato verrebbero ad occupare i redattori di tali riviste. Un omaggio a una concezione antidemocratica e gerarchica del sapere scientifico che farebbe venire i brividi d’invidia alla Santa Inquisizione… Un altro aspetto inaccettabile, ancora più di fondo, è poi costituito dalla negazione del carattere sociale e collettivo della conoscenza. Si parte alla caccia di ipotetici geni, come osserva Gigi Roggero sul manifesto del 12 luglio,  trascurando che ogni incremento del bagaglio scientifico è frutto di un impegno collettivo. Impegno collettivo, che oggi poggia in gran parte sulle spalle di un oscuro esercito di  precari, la vera ossatura della ricerca e dell’università italiane. Una massa di lavoratori che danno un contributo importante nonostante le condizioni davvero difficili  in cui svolgono il loro lavoro e cui continua ad essere rifiutata ogni prospettiva di stabilizzazione. Secondo l’assurda e ipocrita ideologia dei professori al governo, per i quali il posto fisso è un elemento che frena le innovazioni e il progresso (tranne ovviamente quando si tratta dei propri figli).

Anche da questo punto di vista Monti si configura come degno continuatore di Berlusconi (in attesa del ritorno di quest’ultimo?).  Come altrimenti spiegare l’aumento delle tasse universitarie e la liquidazione dell’istruzione pubblica  a vantaggio di quella privata? Una medesima ideologia reazionaria secondo la quale è assurdo che i figli degli operai vogliano frequentare l’università. Per dirla con una famosa canzone, “del resto mia cara di che si stupisce, oggi anche l’operaio vuole il figlio dottore. Pensi che ambiente ne può venir fuori, contessa”.

E’ proprio per rimettere le cose a posto dopo la parentesi liberatoria del Sessantotto e degli anni successivi che sono venuti i vari Berlusconi e Monti. Forti solo del denaro, proprio o altrui, e, beninteso, del vuoto pneumatico di idee della classe politica nel suo complesso, con particolare riguardo al partito decerebrato (PD) con o senza elle.  E’ quindi dalle idee che bisognerebbe ripartire.  Sia ben chiaro a tutti che, segando istruzione,università e ricerca, si distrugge ogni possibilità di  futuro per questo Paese. La lotta per un’alternativa possibile ai ladri di futuro in sembianza grottesca o trista che siano passa quindi per la difesa della cultura e della ricerca.

 

ilfattoquotidiano.it

 

 

 

 

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