di Marina Della Giusta
Cambiano i tempi, ma non poi così tanto.... Le donne italiane, secondo i dati dell’Ocse sull’uso del tempo in vari paesi del mondo, passano una gran quantità del loro tempo occupate in faccende domestiche.
Uno sguardo ai dati sul lavoro non retribuito in Italia (volontariato, lavoro di cura di figli e anziani, lavoro domestico, shopping) mette le donne italiane nella poco invidiabile posizione di coloro che fanno di più sia in assoluto (per quanto in particolare riguarda il lavoro domestico) che relativamente agli uomini in tutta l'Ocse, fatta eccezione per il Portogallo.
Questa pubblicazione, resa nota qualche mese fa, è stata perlopiù ignorata dalla stampa Italiana, indubbiamente occupata da altre e più urgenti questioni, ma a noi pare giusto riflettere brevemente su cosa questi dati suggeriscano e come si inseriscano in un più ampio discorso sullo sviluppo sia di genere che complessivo dell’Italia: questo sì un tema su cui si incontra molta riflessione nella stampa nazionale, che non viene però molto spesso connesso al tema delle disuguaglianze tra donne e uomini. La partecipazione femminile al lavoro pagato in Italia è tra le più basse tra i paesi sviluppati e per converso sia la quantità complessiva che la proporzione di lavoro domestico tra le più elevate. Questo ha ovviamente implicazioni sia per la produttività che per la crescita del paese, e certo non dà aspirazioni e ambizioni professionali e di autonomia alle più giovani (ad eccezione della ormai diffusissima ambizione a emigrare).
Per spiegare meglio quello che sta succedendo in Italia torniamo all’indagine OCSE, che presenta un riassunto internazionale del tempo speso in lavoro pagato e non pagato da uomini e donne, analizzando sia le quantità totali che la relazione che esiste tra partecipazione femminile nel lavoro retribuito e la proporzione di lavoro domestico svolta da uomini e donne. L’idagine mostra un fatto noto tra coloro che si occupano di genere, uso del tempo e mercati del lavoro: la partecipazione femminile alla forza lavoro retribuita è associata ad un calo del lavoro femminile non retribuito ed un aumento, anche se non direttamente proporzionale, di quello maschile (come illustra la figura riportata qui sotto).
Aumenta il lavoro maschile non retribuito mentre per le donne quello non retribuito diminuisce e aumenta quello retribuito
Quadrati blu => Uomini: R2=0.22 Cerchi grigi => Donne: R2=0.44
Minuti di lavoro non retribuito al giorno
Tasso di occupazione femminile (%)
Nota: I tassi di occupazione femminile sono riferiti alla popolazione d’età 15-64 e corrispondono all’anno di svolgimento dell’indagine sull’uso del tempo.
Fonte: Stime OCSE basate su indagini nazionali sull’uso del tempo (si veda Miranda, 2011) e su indagini OCSE sulla forza lavoro per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile
La tabella qui sotto illustra bene il fenomeno: paesi con più alto livello di impego femminile hanno una divisione più equa del tempo tra uomini e donne.
I Paesi con più alto livello di lavoro femminile retribuito hanno una più equa divisione tra uomini e donne del tempo dedicato al lavoro
Differenziale uomo-donna del tempo dedicato al lavoro (minuti al giorno)
Tasso di occupazione femminile (%)
Nota: I tassi di occupazione femminile sono riferiti alla popolazione d’età 15-64 e corrispondono all’anno di svolgimento dell’indagine sull’uso del tempo.
Fonte: Stime OCSE basate su indagini nazionali sull’uso del tempo (si veda Miranda, 2011) e su indagini OCSE sulla forza lavoro per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile
Osservando l'andamento dei redditi da lavoro nelle coppie in vari paesi del mondo si riscontra inoltre l'effetto importante del differenziale salariale: più lei guadagna quanto lui, meno fa in casa e ciò che lei non va viene fatto in parte da lui e in parte da servizi esterni alla coppia che vengono acquistati o forniti dallo stato (come illustrato dall’articolo pubblicato da James Feyrer, Bruno Sacerdote e Ariel Dora Stern del Darmouth College nel New Hampshire).
Come si spiega questo fenomeno? I lavori di economia della famiglia fanno uso del concetto di potere contrattuale nella coppia per spiegare questo risultato: man mano che le donne aumentano il loro potere economico aumentano anche il loro potere contrattuale nella divisione del lavoro non pagato che avviene in ogni famiglia e che nei sistemi tradizionali e' appannaggio esclusivo e non retribuito delle donne.
E fin qui la spiegazione delle cause della ripartizione del lavoro non pagato: l'Italia purtroppo anziché progredire negli indicatori di sviluppo di genere negli ultimi anni è andata peggiorando, e la partecipazione femminile alla forza lavoro pagata non fa eccezione a questo trend.
Ma veniamo alla quantità di lavoro domestico che in Italia risulta anche complessivamente molto alta rispetto a paesi di simile livello di sviluppo economico. Perché le donne Italiane fanno così tanto più degli uomini ma anche così tanto in generale?
Il lavoro domestico è la componente maggiore del lavoro non retribuito
Minuti di lavoro non retribuito al giorno per ciascuna categoria
E qui torna in gioco la struttura del potere contrattuale che nella famiglia tradizionale veniva esercitato dalle donne controllando la sfera privata e che, forse perché spinte fuori da quella pubblica, le donne italiane hanno ripreso a esercitare riversando la propria ambizione nell'essere supermamme e supercasalinghe. Così le donne italiane lavorano sì molte ore, ma non in compiti che accrescono la loro indipendenza economica o complessiva, e il paese va a ritroso (pulitissimo, però). Sembra che, complici una serie di modelli culturali riproposti dai media e dalla politica retrivi eppure resistenti (si vedano infinite pubblicità infarcite di casalinghe e mamme perfette) le donne italiane, capaci e motivate quanto le loro corrispondenti straniere, riversino le loro ambizioni ed energie preziose in attività che non servono ad accrescere il loro potere complessivo né il loro controllo sull'unica risorsa che è uguale per tutti: il tempo. Che sia arrivato il tempo di muoversi?
ingenere.it