Intervista a Giorgio Airaudo
di Salvatore Cannavò
Abbandonano il lavoro, ma io non credo che il tema possa scomparire. Alle prossime elezioni ci saranno sorprese”. Giorgio Airaudo è il responsabile Auto della Fiom e nel sindacato dei metalmeccanici Cgil è forse quello più esposto sul fronte della politica.
Il Pd non vi invita alle sue feste. Che dice?
Danno un segnale di autosufficienza che a me pare una fragilità. Noi abbiamo discusso addirittura con il ministro Fornero, non avremmo paura a discutere con il Pd.
Ma loro sembra proprio che non vogliano.
Non mi colpisce tanto che non invitino la Fiom, ma il fatto che chi si candida a governare il Paese, con la tradizione che tutti conoscia-mo, tema le differenze e tenti di annullarle.
E così dal loro dibattito emerge l’assenza dei temi del lavoro e più che la Fiom manca un punto di vista che in questi anni è molto cresciuto nel mondo del lavoro e che va oltre la Fiom. Parlo dell’attenzione ai diritti, del rifiuto delle discriminazioni. E questo avviene mentre in Sardegna succede quello che vediamo, la punta dell’iceberg di una stagione che si avvicina terribile, con un clima sociale rovente.
Perché questa rimozione?
Si tratta di una supponenza. È come se pensassero di giocare da soli, in una partita già vinta e che sia inevitabile, con la crisi del berlusconismo, che ora tocchi a loro. Commettono un errore di supponenza che ha già colpito altre volte questo gruppo dirigente. Si pensi alla ‘gioiosa macchina da guerra’ di Occhetto o alle mosse sbagliate di D’Alema. Non è la prima volta che sbagliano la valutazione.
Un Pd supponente?
Sì, ma supponente nell’analisi. Ritengono che tanto ‘gli operai non possono che venire da noi’. Pensano di essere l’unica alternativa politica esistente, mentre invece c’è una domanda più radicale di quella che viene offerta oggi dalla politica. Una radicalità nuova con cui fare i conti.
Ed è a questo mondo che il Pd dà dei fascisti?
Qui hanno fatto un regalo a Grillo. Ovviamente io penso che sia legittima la difesa di fronte all’insulto, ma è inutile l’ostracismo perché con ciò che rappresenta, non tanto Grillo quanto il Movimento Cinque Stelle e chi lo vota insomma, bisogna confrontarsi nel merito. Affrontando temi come sviluppo, produzione, lavoro, ambiente. I lavoratori hanno bisogno di una proposta di governo. E le domande che oggi sono raccolte dal Movimento Cinque Stelle vanno sfidate positivamente, affrontando un dibattito. Pochi lo hanno notato ma sono tre giorni che La Stampa di Torino ha aperto un dibattito sulla decrescita. Non è che questi temi non c’entrino con il dibattito sulla Fiat e sullo sviluppo possibile. Questi temi sono quelli che mi piacerebbe discutere. Invece dare del fascista, o del piduista, è un modo per non discutere nel merito.
Allora è Grillo l’alternativa?
Nel mondo del lavoro ci sono già molti che guardano con attenzione a Grillo. Lo vedo nelle fabbriche, tra i delegati della Cgil, negli uffici. E non si esorcizza questa tendenza con gli insulti. Ma non mi rassegno a considerare tutti quei cittadini che votano Grillo, utilizzandolo come un randello contro la politica, come dei neofascisti e nemmeno voglio consegnarli al populsimo. È bene che nasca qualcosa. Qualcosa succederà. L’idea che questa domanda politica non si organizzerà e non si esprimerà costituisce una grandissima sottovalutazione.
Ritorna l’idea del “partito Fiom”?
Il partito della Fiom non esiste in natura. Non faremo questo regalo a chi vuole disinnescare la battaglia del sindacato. Siamo e resteremo la Fiom. Ma non è un caso che questo tema abbia fatto discutere. Ora, la questione va declinata in un altro modo con soggetti che rappresentino il lavoro. Sono sicuro che il lavoro sposterà forze nelle prossime elezioni, influenzerà. Servirebbe una proposta politica che abbia al centro il lavoro, come si lavora e cosa si produce. Il lavoro come pietra angolare di una visione generale.
Il Fatto Quotidiano 29 agosto 2012