di Antonio Sani

A Cernobbio, dove da 38 anni lo studio Ambrosetti riunisce il gotha dell'economia e della politica italiana, si ha un'unica preoccupazione: il profitto, a qualunque costo. A Fermo, nella Comunità di Capodarco che quest'anno ospita «L'impresa di un'economia diversa», il tradizionale Forum della campagna Sbilanciamoci!, si pensa invece alle persone. E' da qui, «dalle persone, dalle loro sofferenze» che secondo Giulio Marcon occorre partire per realizzare quel cambio di rotta invocato nel titolo di questa decima edizione della «contro-Cernobbio».
Per Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!, il rovesciamento del paradigma neoliberista deve infatti partire «dagli anziani e dai disabili che sono abbandonati dallo Stato, dagli operai dell'Alcoa che devono salire sui silos per farsi ascoltare, dai cittadini immigrati lasciati ad affogare nel canale di Sicilia, dai giovani che tornano ad emigrare all'estero, dagli studenti che vengono espulsi dalle università, dalle donne discriminate sui posti di lavoro».


Si tratta di sostituire alla centralità dell'impresa la centralità della società e delle persone, alle ricette dell'ortodossia neoliberista le proposte, concrete e innovative, per un nuovo modello di sviluppo, che sia fondato sul lavoro, sulla qualità sociale e i diritti, sulla sostenibilità ambientale e sui saperi. Per farlo, occorre innanzitutto prendere consapevolezza di una crisi ancor più profonda di quella economica in cui siamo immersi dal 2007, ha sostenuto Luigi Ferrajoli nel suo intervento, tra i più applauditi della prima giornata del Forum: la crisi della democrazia in tutte le sue dimensioni, formali e sostanziali. Una crisi che nasce dal capovolgimento del rapporto tra politica ed economia, e che segnala una vera e propria «regressione premoderna», che nega lo Stato di diritto: «Da una parte la politica abdica al governo dell'economia, in modo più radicale, esplicito e dichiarato che mai - ha sostenuto con enfasi Ferrajoli - dall'altro i mercati, i poteri selvaggi della finanza e dell'economia, utilizzano le istituzioni come semplici intermediari, assumendo i mercati come luoghi della libertà naturale» Da qui, l'affidamento alle virtù taumaturgiche della tecnocrazia, che però «è assolutamente fallimentare», ha ricordato Ferrajoli, per il quale la crisi economica rivela e approfondisce la crisi della democrazia, ma può rappresentare anche un nuovo inizio, l'opportunità per ricostruire su basi diverse il rapporto tra economia e politica.
L'obiettivo è ambizioso, perché occorre risolvere la contraddizione tra le sfide di natura globale che abbiamo di fronte e gli strumenti, pensati per la cornice nazionale, con cui ci troviamo ancora ad operare. Da Capodarco esce dunque l'idea che il «cambio di rotta» sia necessariamente anche un quadro di «cornice», di contesto entro cui collocare le iniziative di mobilitazione politica e sociale: non più soltanto la cornice nazionale, ormai inappropriata, ma una cornice più ampia, come quella europea invocata da Angelo Marano, moderatore della seconda sessione, dedicata al tema «Lavoro, ora! Per i diritti, contro la precarietà, nuova occupazione». Se Susanna Camusso, nel suo video-messaggio, ha proposto un «piano per il lavoro», per ricostruire il paese a partire dai giovani, dalla sostenibilità ambientale, dal rapporto intelligente e fruttuoso con il territorio, l'economista Andrea Fumagalli ha invece criticato «la trasformazione della flessibilità, un valore positivo, in precarietà, un valore assolutamente negativo», ricordando che «è l'eccessiva precarietà la causa principale della scarsa produttività del lavoro, non il contrario, come spesso si dice». Per combattere la «trappola della precarietà, della ricattabilità, della solitudine del lavoratore e l'individualizzazione dei rapporti di lavoro», Fumagalli suggerisce di puntare a una maggiore sicurezza sociale, rivoluzionando l'intero sistema degli ammortizzatori sociali con l'introduzione del reddito minimo garantito. Una proposta su cui anche i partiti di sinistra dovrebbero finalmente esprimersi, e su cui qui a Capodarco si continuerà a discutere oggi, nel corso di uno dei 7 workshop autogestiti organizzati dalle organizzazioni aderenti alla campagna Sbilanciamoci!

 

il manifesto 8 settembre 2012

 

 

 

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