di Maurizio Musolino

Quello che sta accadendo in queste ore in molti paesi islamici ancora una volta sorprende il mondo, le immagini ci mostrano folle inferocite che assaltano i simboli dell'occidente, dalle ambasciate ai ristoranti, il tutto in nome di un islam estremista e totalizzante. Verrebbe da dire “chi è causa del proprio mal... pianga se stesso”, ma la responsabilità che ci ha sempre distinti ci impone altro. Innanzitutto la presa di distanza da quest'ondata di ira che solo apparentemente nasce dallo sdegno verso il brutto film fatto da un ambiguo personaggio sul mondo musulmano.

In discussione c'è ben altro. Da una parte riemerge una competizione, mai sopita, fra varie frangie dell'islam politico sunnita. I gruppi salafiti, quelli legati a doppio filo con l'Arabia Saudita (che molti indicano come contigui ad Al Qaida) si vedono emarginare in favore di quell'islam moderato legato al Qatar e alla Turchia, tanto caro agli Usa.


Le rivolte arabe infatti nate da legittime e giuste aspirazioni di libertà democrazia e giustizia sociale sono state tradite dall'accordo – mai smentito – fra Fratelli musulmani e amministrazione Obama, o forse dovremmo dire “Clinton”. Questo accordo sta permettendo in Tunisia come in Egitto e Libia una normalizzazione che al di là del cambio di leadership non mette in discussione le politiche economiche che continuano ad affamare uomini e donne. Nessuna risposta alle principali richieste che portarono in piazza migliaia di giovani arabi, la disoccupazione continua a crescere e gli stipendi ad essere sempre più bassi. Su questi temi e sulla difesa della laicità e dei diritti delle donne in queste settimane ci sono state decine di manifestazioni, quasi sempre duramente represse, ma nessun nostro media ne ha dato notizia. Evidentemente non faceva comodo mostrare proteste verso un sistema economico che non si discosta da quello che anche da noi produce l'impoverimento delle classi sociali più deboli.

E' in questo contesto che noi comunisti stiamo lavorando. Pur fra mille difficoltà economiche continuiamo ad intrecciare rapporti con quelle forze socialiste e comuniste che in questa parte del mondo si battono per l'autodeterminazione, la democrazia e per l'indipendenza dal neocolonialismo di stampo statunitense. Lo facciamo non facendo mai mancare la nostra solidarietà ai tanti giovani tunisini che scendono da mesi nelle piazze per chiedere reali cambiamenti e lavoro. Lo facciamo condannando le interferenze straniere in Siria e i tentativi di costringere Damasco ad allinearsi all'idea di “grande Medioriente” tanto caro al Pentagono. Nessuna eccezione è tollerata da questi estremisti dell'idea del mercato imperante. Lo facciamo, infine, condannando oggi qualsiasi idea di intervento militare in Siria, come ieri abbiamo – soli – denunciato e combattuto l'interventismo in Libia. Sono sotto gli occhi di tutti il risultato di quei bombardamenti a Tripoli: un paese senza stato, dove bande armate dettano la propria legge e dove i diritti civili continuano a restare carta straccia, mentre le limitate e parziali tutele economiche e sociali che esistevano sotto il regime di Gheddafi oggi vengono travolte da un neoliberismo selvaggio e subalterno agli interessi delle grandi multinazionali dell'Occidente.

 

marx21.it

 

 

 

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