di Roberto Romano
Sul manifesto di luglio avevo scritto: «L'Italia ha subito 5 manovre correttive, maggiori entrate e tagli alla spesa pubblica, tra il 2011 e il 2012, per un ammontare complessivo che sfiora i 120 miliardi di euro, al netto del fiscal compact e dell'euro plus che costringerà il paese a delle misure (correttive) tra i 35-45 mld di euro. Le previsioni di crescita del Paese sono sicuramente condizionate dal contesto internazionale e, in particolare, europeo, ma le stime di crescita sono in qualche misura coerenti con il taglio della spesa pubblica e la riduzione del reddito delle famiglie via incremento della pressione fiscale.
Adottando un criterio prudenziale è possibile stimare una minore crescita del Pil italiano per il 2012 del 2,5% e del 3% nel 2013. Sono ordini di grandezza che trovano una parziale conferma nelle prime proiezioni del Fmi (-2% per il 2012), mentre Confindustria si è spinta oltre (-2,4%)».
La nota di aggiornamento del Def non conferma le sue proiezioni di aprile, piuttosto queste altre. Ora il Def chiarisce che il Pil per il 2012 «crescerà» del -2,4%, che l'indebitamento netto della pubblica amministrazione peggiorerà fino a raggiungere il 2,6% del Pil, e alla fine crescerà anche il rapporto debito/Pil. Le previsioni del governo sulla «crescita» del 2013 sono del -0,2%, ma stante i provvedimenti adottati dal governo stesso, la «crescita» per il 2013 sarà tra il -2,5% e il -3% del Pil. Su questo possiamo anche scommettere un euro, nella speranza di sbagliare.
Ma la parte più fastidiosa è la capacità di mentire del governo: non aumenteremo l'Iva. Siamo alla più palese presa per i fondelli. La riduzione dell'Iva (-3.280 milioni nel 2012, -6.569 nel 2013 e -9.840 nel 2014) è condizionata da un aumento delle entrate fiscali, legate alla revisione delle agevolazioni fiscali (delega fiscale Tremonti). Indubbiamente l'Iva è una imposta odiosa perché in ultima istanza si scarica su tutti i consumatori (regressiva), ma il taglio delle agevolazioni (detrazioni e deduzioni) ha contorni che sfiorano il grottesco. Tecnicamente: sono le famiglie più bisognose a beneficiare di detrazioni e deduzioni fiscali. Difatto, il mancato aumento dell'Iva si traduce in ulteriore stretta per le famiglie interessate dalle agevolazioni fiscali, che rendono quindi davvero fastidioso il pronunciamento del governo sull'Iva. Ma gli europei (gli italiani) si meritano dei dirigenti-tecnici-politici così scadenti? Ci sarà un momento in cui «la forza delle idee diventerà più forte degli interessi costituiti» (Keynes)?
il manifesto 22 settembre 2012