Intervista a Maurizio Landini
di Luca Sappino

Cinque ore di vertice, tra governo e Fiat, hanno prodotto poco più che un comunicato stampa. «Io spero che Monti convochi presto anche noi, perché mi piacerebbe poter capire meglio e discutere», dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici. «Perché stando al comunicato e ai giornali - aggiunge - l’unica cosa certa è che, come avevamo previsto, Fabbrica Italia non esiste più».

Landini, Marchionne ha detto a Monti che gli investimenti ci saranno “al momento idoneo”. Porti pazienza...
Mi sembra che di pazienza ne abbiamo avuta molta, e che molta ne abbiano avuta i lavoratori. Dire che gli investimenti arriveranno quando sarà il momento idoneo vuol dire in realtà rinviarli, ancora una volta, con l’unica conseguenza dell’au - mento del ricorso alla cassaintegrazione.

Fiat ha però detto che non ha chiesto nulla al governo, che farà da sé.
È propaganda. La verità è che se Marchionne non farà investimenti nel giro di sei mesi, ci sarà urgentemente bisogno di ammortizzatori sociali. Fiat non ha chiesto finanziamenti pubblici perché sa che a breve dovranno darglieli spontaneamente.

Intanto però fanno da soli «anche grazie alla sicurezza finanziaria garantita dalle attività extra-Ue», ha spiegato Marchionne.
Bene, parliamo delle attività in giro per il mondo: mi pare che Fiat in Serbia, in Brasile e negli Stati Uniti, abbia preso i soldi pubblici, anche in prestito, restituendo tutto con gli interessi. Non c’è nulla di cui vergognarsi: il settore dell’auto è, da sempre, finanziato da investimenti pubblici.

E se il momento idoneo non dovesse arrivare mai?
Siamo l’unico paese dove c’è un solo produttore: non è così in Corea, in Germania, in America e neanche in Francia. Io credo che si debba parlare di concorrenza: se Fiat non è in grado, si apra a nuovi produttori.

A chi?
Ad esempio alla Volkswagen che ha mostrato un interessamento per l’Alfa Romeo. Il compito però, anche qui, è del governo. Monti decida se gli interessa continuare a produrre automobili.

Il nuovo piano della Fiat è mantenere la produzione in Italia grazie all ’export.
Mi pare sia la conferma che è la Chrysler ad aver comprato la Fiat, e non viceversa, e che l’Italia diventerà presto una provincia senza più una prospettiva industriale.

Sì, ma è possibile o no?
Marchionne sostiene che si può continuare a produrre in Italia solo se si vende in America. Ma se in Italia quest’anno si sono prodotte 450 mila auto, e se, per rispettare a pieno la nostra capacità produttiva, dovremmo raddoppiare quel numero, le vogliamo vendere tutte in America? Vi pare credibile? Pare credibile a quei sindacati che hanno creduto alla favola di Marchionne?

E cosa sarebbe credibile?
Gli investimenti. Se Fiat in Europa continua a perdere quote di mercato è, molto banalmente, perché non fa innovazione, non presenta modelli nuovi.

C’è la nuova 500L, dice Marchionne, e poi il Freemont.
Esattamente: tutti modelli che vengono prodotti in Canada, in Messico o in Serbia. In Italia facciamo solo la Panda, questo è il punto. Il risultato è che a Mirafiori si lavora tre giorni a settimana e che quello basta. Non vorrei che Fiat pensasse quindi che quello di Termini Imerese non sia più un suo problema, come non vorrei lo pensasse per l’Irisbus, lo stabilimento dove si facevano gli autobus.

Non lo deve pensare la Fiat. E il governo?
Noi corriamo il rischio che accanto alla Fiat ci sia Finmeccanica - che vuole dismettere tutto ciò che non è militare - Alcoa, il settore elettrodomestico e poi la siderurgia. Ovunque guardi, per uscire dalla crisi, serve un intervento di indirizzo pubblico per modificare il sistema e difendere l’occupazione.

 

Pubblico 24 settembre 2012

 

 

 

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