di Giovanni Stringa
Sono i 17,4 milioni di Cesare Geronzi, presidente delle Generali fino al 6 aprile di un anno fa, a guidare la classifica dei top manager più pagati nelle grandi società di Piazza Affari. Ma la lista è per ora provvisoria, visto che sono ancora molte le aziende e le banche che devono pubblicare il bilancio o la relazione sulla remunerazione del 2011.
Eppure, i grandi numeri non mancano. A cominciare dalle liquidazioni, già protagoniste in passato per esempio con l'addio da 40 milioni complessivi di Alessandro Profumo da Unicredit.
E quest'anno, oltre all'ex numero uno del Leone (16,6 milioni la liquidazione, più 800 mila euro circa di compenso), le cosiddette «buonuscite» conquistano l'argento con l'addio di Fausto Marchionni alla carica di amministratore delegato di Fonsai: il gettone in questo caso è arrivato a 10 milioni di euro.
Al terzo posto c'è invece, almeno finora, il compenso di un manager in servizio, il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera, con una retribuzione da 8,1 milioni, di cui 3,6 milioni di componente fissa e 4,5 milioni di variabile. I pesi dovrebbero cambiare nel 2012, quando è prevista una riduzione del 20% della parte fissa e una maggiore incidenza del variabile. Nel 2012, poi, il manager dovrebbe incassare un bonus triennale di 14,1 milioni legato al piano di incentivazione degli esercizi 2009, 2010 e 2011.
Tornando al 2011, nella classifica seguono a ruota il presidente di Ferrari (gruppo Fiat) Luca Cordero di Montezemolo (5,5 milioni) e Pier Francesco Guarguaglini, che ha lasciato il vertice di Finmeccanica nel dicembre del 2011. Al manager è stata destinata una liquidazione da 4 milioni (il compenso per il periodo non più «lavorato» dalle dimissioni alla fine del mandato, a dicembre 2012) e un milione e mezzo vincolato al patto di non concorrenza fino a fine 2012.
Sesta posizione a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Spa e Fiat Industrial, con cinque milioni tondi. Inoltre, la «tabellina» del bilancio Fiat «destina» al manager 12 milioni di euro come costo figurativo, di competenza del 2011, di un pacchetto pluriennale di azioni gratuite. Il totale del pacchetto azionario è stato consegnato dall'azienda a Marchionne a inizio 2012, per un valore di mercato, in quei giorni, di circa 50 milioni.
In totale, i 21 top manager che finora compongono la classifica si portano a casa 86 milioni di euro, con una media di più di 4 milioni a testa. Tutti numeri lordi, certo. Ma pur sempre molto alti, a cui poi vanno aggiunti - in diversi casi - generosi piani di stock option o nuovi compensi in altre società di cui i manager sono semplici consiglieri.
E il confronto con il 2010? Nel 2011, l'anno in cui si è infiammata la crisi del debito pubblico - con gli effetti a cascata su crescita e occupazione - la reazione dei supercompensi non è stata univoca: alcuni sono diventati ancora più super, altri hanno perso qualche colpo. Naturalmente una distinzione si deve fare anche sui bilanci: da chi ha chiuso in utile a chi invece è approdato al «rosso».
In Borsa, invece, la situazione è stata più omogenea. Purtroppo. Piazza Affari ha infatti lasciato sul campo circa un quarto del proprio valore; e le grandi società che hanno archiviato l'anno con quotazioni in crescita si contano sulle dita di una mano: solo tre tra le prime 20.
da corriere.it/economia