di Giorgio Lunghini

Oggi tutti parlano di crisi, ma fino a qualche mese fa sembrava uno spauracchio. Eppure la crisi attuale ha radici ben profonde. Ne abbiamo parlato con l’economista Giorgio Lughini, che ha da poco pubblicato “Conflitto, crisi, incertezza. La teoria economica dominante e le teorie alternative” (Bollati Boringhieri).

Il capitalismo è sempre in crisi, è nella sua natura crescere attraverso crisi, ma quando una crisi è profonda le conseguenze non solo economiche, ma sociali e politiche, sono evidentemente gravissime.
Negli ultimi 15 anni i salari hanno perso, a favore dei profitti, circa 15 punti. Il grosso della domanda è la domanda per consumi da parte dei lavoratori. Se i salari sono bassi, la domanda dei lavoratori è ovviamente bassa e allora tutti i prodotti che vengono prodotti non riescono a essere venduti.
Se i produttori, i capitalisti, non riescono a vendere, non riescono a realizzare i loro profitti, allora cosa fanno? Tra le tante cose che possono fare, possono spostare la loro attività dalla produzione di merci alla speculazione finanziaria; questa è una delle tante cose che è successa negli ultimi anni e che ha portato all’esito attuale. Le cause vere di questa crisi sono lontane, a volerlo vedere in una prospettiva storica, in realtà queste radici risalgono agli anni 70.
Siamo nel pieno della crisi. Ne usciremo? Quando?
In campo economico le previsioni sono particolarmente difficili per molte ragioni, una delle quali è che quello che succederà dipenderà in maniera cruciale dalle politiche economiche che saranno fatte o non saranno fatte. Il governo italiano è relativamente ottimista circa la ripresa: pensa che già nel 2013 la ripresa potrà cominciare. Il Fondo Monetario Internazionale pensa che le cose non siano così semplici e che probabilmente si dovrà andare più avanti del 2013. L’Economist ieri pubblicava un articolo secondo il quale prima che l’Italia ritorni sul sentiero di crescita che l’aveva caratterizzata fino agli anni 2010/2011 ci vorranno 17 anni. Quali politiche economiche i governi italiano, europei, ma in realtà mondiali, metteranno in campo per rimediare a questa crisi? Questo non si sa, l’unica cosa che si sa è che il mondo, e in particolare l’Europa e in particolare l’Italia, sono dominati da una sola teoria economica che è la teoria liberista, la quale dice una cosa molto semplice: lasciate fare ai mercati e tutto si aggiusterà. Una delle ragioni della crisi attuale è che i mercati non sono affatto efficienti: se lo fossero non ci sarebbero problemi.
Questa crisi, come tutte le crisi, ha aspetti non soltanto economici ma importantissimi aspetti sociali e politici. Quelli sociali sono sotto gli occhi di tutti e prendono la forma della disoccupazione, in particolare la disoccupazione colpisce le donne che si sono ritirate dal mercato del lavoro per la stessa ragione e soprattutto, e drammaticamente, i giovani. La disoccupazione è una condizione sociale e personale terribile, drammatica perché nel mondo in cui viviamo l’avere un lavoro e un reddito è condizione fondamentale di affermazione di sé, oltre che di sopravvivenza. Quando vengono meno condizioni di tranquillità economica, le tensioni sociali diventano pesantissime, portano alla frammentazione della società, viene meno la solidarietà, il conflitto prende forme non produttive ma distruttive. Chi sa un po’ di storia economica, sa anche che dalle grandi crisi si è sempre usciti a destra. Se si pensa alla crisi del 29/30 in Europa la risposta furono il nazismo e il fascismo. In molte nazioni del Nord c’è il rischio di un ritorno dell’estremismo di destra.
In Italia la crisi dei partiti è sotto gli occhi di tutti e i partiti rispondono male secondo me alla crisi in cui si trovano. Il governo di Monti non è un governo tecnico, il governo di Monti è un governo altamente politico. Un segno di questo per esempio è l’introduzione con il consenso di tutti i partiti in costituzione della norma circa il pareggio di bilancio che è una norma estremamente preoccupante e voglio notare che quasi nessun giornale ha informato i cittadini di questa importantissima modifica dell’Art. 81 della Costituzione italiana.

da www.cadoinpiedi.it

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