di Walter De Cesaris
e Vincenzo Simoni

Il congresso nazionale 2012 dell'Unione Inquilini ha sottolineato lo stretto legame della crisi abitativa con la crisi globale, prodotto della finanziarizzazione dell'economia.

L'impegno unitario per il Foro Sociale Urbano di Napoli, le Giornate Mondiali Sfratti Zero e l'Assemblea Mondiale degli Abitanti. Punto d'unione, recuperare le risorse per politiche pubbliche, rifiutando il pagamento del moloch del debito e colpendo la rendita.

Attaccare i nodi della crisi pensando globalmente e agendo localmente

Il congresso nazionale 2012 dell’Unione Inquilini, la più antica e radicata organizzazione di base degli inquilini, nata nel maggio 1968, ha affrontato con decisione i nodi della crisi abitativa in Italia.

Il punto di fondo dell’analisi e delle proposte è il seguente: non si capisce nulla della crisi senza affrontare la questione immobiliare e il peso della rendita. Investigare i movimenti della rendita significa andare al cuore dei processi di valorizzazione. La rendita immobiliare, cioè, ci parla dei nodi strutturali della crisi e di quella che si chiama “finanziarizzazione dell’economia”. Nel decennio passato, le operazioni di finanziarizzazione immobiliare, quali strumenti di capitalizzazione di borsa delle imprese, hanno smosso miliardi di euro. Per lungo tempo, il declino è stato nascosto sotto il mattone.

E’ il salto in quella che viene definita “rendita pura”, in cui essa si astrae dalle condizione concrete della trasformazione urbana e si fa prodotto finanziario. E’ il salto per cui l’immobile si trasfigura in “fondo immobiliare”.

Perciò la casa non deve essere un settore specialistico, un recinto dei sindacati inquilini o dei movimenti di lotta metropolitani, deve diventare un tema centrale di un nuovo movimento operaio, del movimento antiliberista europeo ed internazionale.

Per fare questo, sono necessarie due condizioni:

1. Dobbiamo rifiutare il tema della casa come emergenza perché, in nome dell’emergenza, tutto è permesso: cementificazione, speculazione, distruzione del territorio. Le conseguenze sono gente senza casa e case senza gente e, insieme a questo, l’invivibilità delle nostre città. Invece, il tema della casa è la questione della città, del governo pubblico del territorio, della lotta alla speculazione e alla rendita fondiaria.

2. Dobbiamo capire che scalare il livello sovranazionale non è una aggiunta, ma rappresenta la condizione per impostare una risposta alle politiche delle tecnocrazie europee e per dare dimensione e spessore alle nostre lotte territoriali.

Per queste ragioni dobbiamo considerare la scadenza del Foro Sociale Urbano di Napoli del prossimo settembre, alternativo al Foro Urbano Mondiale di ONU-Habitat, come un appuntamento centrale e unitario di tutto il movimento di lotta per il diritto ad abitare in alleanza con tutto il movimento antiliberista.

Infatti, anche per il diritto all’abitare, dobbiamo agire localmente e pensare globalmente, avendo la dimensione europea come quella minima necessaria.

 

Rifiutare il fiscal compact, cappio da 900 miliardi che impedisce qualsiasi politica pubblica sociale

Sapete quali sono alcune delle conseguenze del “fiscal compact”, cioè dell’accordo-capestro europeo per tagliare 900 miliardi di euro del bilancio pubblico nei prossimi 20 anni? Poiché le politiche abitative da tempo non sono una priorità dei governi, per l’edilizia residenziale pubblica ci sono e saranno zero euro nel bilancio dello Stato. Il governo ha inoltre cancellato lo stanziamento per il contributo sociale per l’affitto, persino alle fasce con redditi bassissimi, così, trecentomila famiglie che ricevevano questo sussidio, sono gettate nel baratro della morosità.

Nel frattempo, crescono gli sfratti, 65 mila sentenze solo nel 2010, di cui 56.000 per morosità, con un’impennata a circa l’85% del totale. Con l’attuale trend di crescita, se ne prevedono altri 200.000 nei prossimi tre anni. Quindici anni fa era il contrario: gli sfratti emessi erano di meno (circa 40 mila l’anno) e la morosità rappresentava al massimo il 20% delle sentenze. Anche questi dati squarciano il velo della mutazione drammatica della condizione sociale del Paese!

Perciò, dentro l’inverno più duro della crisi e della recessione, un intervento urgente è necessario: il blocco di tutti gli sfratti, compresa la morosità incolpevole, e delle aste giudiziarie sulla prima casa, anche queste ultime in crescita.

“Chi perde il lavoro, perde la casa !” è il nostro slogan. Perciò pratichiamo una forma di lotta solidale mutuata dai lavoratori in sciopero: i picchetti anti-sfratto per impedire che un povero (per esempio, un nucleo che avrebbe diritto a una casa popolare), un anziano, un malato grave, un portatore di handicap, sia messo sul marciapiede. Perché, sulla base della legislazione vigente e della normativa internazionale ratificata anche dall'Italia, nessuno può e nessuno deve essere sfrattato senza passaggio da casa a casa.

Sono più di 600 mila i nuclei familiari in graduatoria per una casa popolare a cui non è possibile dare una risposta. Non si deve, quindi, dismettere il patrimonio pubblico, serve il contrario, cioè incrementarlo, a partire da quello in disuso. Si tratta di un patrimonio enorme, spesso in aree pregiate e a rischio speculazione. Serve dunque un grande piano per il recupero urbano, anche in autorecupero, ai fini della residenza popolare. Quella sì, sarebbe una “grande opera” per la riconversione dell’economia. Sarebbe un vero intervento pubblico antirecessivo e, insieme, un grande piano per il lavoro

A proposito, infatti, di parametri di convergenza europei, poiché abbiamo un misero 4% a fronte di una media europea del 16%, per entrare nell’Europa della politica abitativa sociale, l’Italia dovrebbe quadruplicare l’offerta di alloggi a canone sociale

 

Trovare le risorse per la casa: tassare la rendita e non pagare il debito illegittimo

Dove trovare le risorse per politiche pubbliche adeguate? Sono le lotte contro le cause della crisi ad indicare due direzioni precise: la rendita immobiliare e il moloch del debito.

Si può, per una volta, provare a tagliare le unghie alla rendita immobiliare parassitaria, introducendo finalmente una imposta patrimoniale ?

ci sono in Italia, ufficialmente, più di 5 milioni di alloggi sfitti, che, spesso, coprono l’evasione fiscale. Tra l’1% e il 3% di tassazione aggiuntiva su questi immobili, consentirebbe entrate tra 6 e 18 miliardi di euro all’anno;

secondo le statistiche, ci sono tra 500 mila e un milione e mezzo di contratti di locazione nascosti dai proprietari al fisco. Con un canone medio di 7/8 mila euro l’anno, ci sono tra i 4 e i 10 miliardi di reddito sottratti annualmente al fisco.

Questo sarebbe possibile, senza nemmeno dover mettere mano a un processo riformatore serio, per esempio, una legge sui suoli che colpisca la rendita fondiaria.

Si può fare? Si, si può fare !

Noi abbiamo cominciato. Si chiama “Fuori dal nero !” “Se mi fai un contratto in nero, io ti lascio in bianco.” Si tratta di una campagna, lanciata da un cartello di associazioni: l’Unione Inquilini, movimenti di lotta metropolitani per il diritto alla casa come Action, collettivi universitari, l’Arci, i giovani comunisti, altre realtà territoriali. Nella legislazione attuale, sbilanciata tutta a favore della rendita, abbiamo scovato una falla: se denunci l’affitto in nero e lo fai emergere attraverso la denuncia presso l’Ufficio delle Entrate, dove ti rechi a registrare il contratto, il tuo affitto si riduce fino all’80% con una durata di 8 anni.

Riguardo il debito, che non deve essere un tabù intoccabile, noi dell’Unione Inquilini abbiamo fatto uno studio, partendo dalle nostre lotte, sulla cartolarizzazione degli immobili pubblici in Italia a cavallo tra la fine degli anni 90 e il primo decennio del nuovo secolo. Si è trattato (e si tratta ancora oggi perché il governo vuole creare un maxi fondo immobiliare pubblico) di una enorme operazione di speculazione finanziaria (definita eufemisticamente “finanza creativa”), partita, a parole, per risanare il debito pubblico e conclusa, invece, con il fallimento e il disavanzo di quasi 2 miliardi di euro, accollati allo Stato.

Molto altro ci sarebbe da dire, in particolare sul debito estero, contratto dai governi per finanziare grandi opere come la TAV o il ponte sullo Stretto, priorità imposte in contrasto con quelle dovute, costituzionalmente, per pagare l'enorme e crescente debito sociale contratto nei confronti della popolazione.

Perciò proponiamo un impegno comune a tutto il movimento di lotta per il diritto ad abitare, al movimento antiliberista e antidebito, alle autorità locali strozzate dal “patto di stabilità” per chiedere con forza l'audit sul debito dell'Italia. In un audit sul debito, per verificare come si sia costituito il debito, quale sia la sua struttura, quali le condizioni e quale parte possa essere legittima e quale da rifiutare, anche noi avremmo da dire qualcosa, interessante e utile.

È possibile? Si, è possibile! Così come è stato possibile negli anni scorsi, grazie all'alleanza tra la lotta locale e quella internazionale, ottenere la cancellazione del debito dei paesi impoveriti con quelli ricchi. La campagna W Nairobi W - Sfratti Zero, ottenne, ad esempio, la cancellazione totale del debito di 44 milioni del Kenya con l'Italia in cambio di politiche sociali partecipate, in particolare del risanamento dello slum di Korogocho.

Adesso è il turno dei nuovi paesi impoveriti, il nostro turno, sapendo che abbiamo bisogno di contare sulla solidarietà internazionale.

 

Scrivere assieme una nuova pagina della lotta per il diritto all'abitare

Anche questa è lotta di classe ! Una goccia nel mare. Ma il mare è costituito da tante gocce.

Una goccia che cade in terra si secca ma se cade dove c’è altra acqua, non solo non si secca, ma aiuta a far tracimare il vaso.

Vogliamo scrivere una nuova pagina della lotta per il diritto all’abitare dentro il movimento che contrasta le politiche dell’austerità a senso unico. Abbiamo anche noi, sulla base della nostra esperienza, qualcosa da dare, un contributo da fornire al movimento di resistenza e alternativa al neoliberismo.

Perché non solo è doveroso, ma è anche possibile invertire la tendenza recessiva sociale, in Italia e in tutta Europa, come mostra l’impegno del neo presidente francese Hollande sul fronte del diritto alla casa: 150.000 case popolari pubbliche all’anno e controllo degli affitti.

Perciò la Risoluzione finale del Congresso e, in particolare, l'ordine del giorno sulle questioni internazionali, indicano un percorso di lotta e di iniziativa unitaria alle altre organizzazioni di inquilini e settoriali, movimenti sociali urbani e autorità locali che condividono questi principi. In questo modo intendiamo percorrere la “Via Urbana” proposta dall'Alleanza Internazionale degli Abitanti, spazio comune per scambiare esperienze, condividere strategie e costruire solidarietà concreta a tutti i livelli.

Il Foro Sociale Urbano di Napoli è la prossima tappa, a seguire le Giornate Mondiali Sfratti Zero in ottobre, un incontro europeo delle organizzazioni di inquilini, e l'Assemblea Mondiale degli Abitanti al FSM di Tunisi, nella primavera 2013.

E tutto il resto, giorno per giorno, nelle nostre sedi di consulenza, nelle piazze e nelle case. In solidarietà.

 

ita.habitants.org


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