redazionale
Nei giorni 9 e 10 giugno scorsi si è riunito il Comitato Politico Nazionale del Prc, subito dopo l’incontro con le forze della sinistra convocato dalla Fiom e svoltosi lo stesso 9 mattina. Da una valutazione di questo incontro, ritenuto importante e politicamente molto significativo, ha preso le mosse la relazione del segretario Paolo Ferrero,
confermando quanto egli aveva già detto nel suo intervento mattutino davanti alla platea di lavoratori e sindacalisti: il programma proposto dal segretario Fiom (articolo 18 ripristinato ed esteso, cancellazione dell’art.8, legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, misure per garantire a tutti un trattamento pensionistico dignitoso, progressività del prelievo fiscale, politica industriale e rifiuto della costituzionalizzazione del pareggio di bilancio) è un ottimo programma e noi lo sottoscriveremmo senza esitazione. Un chiaro riconoscimento alla Fiom (con cui la Federazione della Sinistra sarà in piazza nelle iniziative dei prossimi 13-14-15 giugno), che fa il paio con la nettezza con cui è andata approfondendosi la contraddizione interna alla cosiddetta “foto di Vasto”, sul filo della requisitoria di Antonio Di Pietro nei confronti del sostegno assicurato dal Pd alle misure “lacrime e sangue” del governo Monti: ulteriore elemento che serve a delineare un quadro politico in rapido movimento, inesorabilmente incalzato dall’approfondirsi di una crisi che non è solo economica e sociale ma anche politico-istituzionale (una crisi della democrazia). Ferrero ha insistito sull’involuzione del contesto europeo: “La Germania si rafforza, i Paesi del Sud si indeboliscono; e la speculazione punta sulla fine dell’euro”. In queste condizioni, il patto fiscale promosso in sede comunitaria ha effetti devastanti: la marcia forzata di rientro dal debito più il pagamento annuo degli interessi definiscono tagli destinati ad aggravare la situazione generale del Paese. Per questo, il Pd – che pure non ha subito il crollo elettorale delle destre – è comunque destinato a pagare un prezzo per le sue scelte (di appoggio, da ultimo, alla controriforma del mercato del lavoro). In tale contesto, lo stesso voto della Federazione della Sinistra è da considerarsi “un voto di tenuta” (“non abbiamo perso 2 voti su 3 come il Pdl, né un voto su 3 come il Pd”), anche se fa registrare un consenso ancora insufficiente, che non raccoglie la grande protesta sociale (la quale, viceversa, premia il disgusto per “la casta”). Occorre quindi un “salto di qualità” nell’azione politica: insistere nella proposta di unità a sinistra (a cominciare dall’organizzazione per l’autunno di una manifestazione di tutte le forze che si oppongono al governo Monti); dire come si costruisce l’aggregazione che andrà alle elezioni politiche ormai imminenti; elaborare, discutere e condividere un programma che sia il nostro programma di governo, il programma di una sinistra che non può essere soltanto profeta di sventure ma che deve specificare e diffondere le sue proposte concrete. “Il nostro problema non è quello di dire con chi non stiamo, ma dire cosa noi vogliamo”. Oltre a ciò, a partire dall’estate, occorre impegnare il partito in alcune decisive campagne di massa e nella promozione di altrettante leggi di iniziativa popolare: contro il pareggio di bilancio e la manomissione dell’art.81 della Costituzione (proposta di legge di Gianni Ferrara), per una proposta di legge sul reddito sociale (in sintonia con l’iniziativa europea sul basic income, reddito di base), per una grande iniziativa sull’occupazione (proposta Gallino per la creazione di un milione di posti di lavoro di pubblica utilità, sociale e ambientale).
Il dibattito ha fatto registrare un ringraziamento sentito e non rituale, in particolare da parte delle compagne e dei compagni emiliani, per la solidarietà concreta dimostrata dal Prc nei confronti dei territori colpiti dal terremoto: il tempestivo allestimento di spazi giochi per bambini, di un punto lavanderia, di un internet point rappresenta un pezzo di militanza che - è stato detto - riannoda i fili tra politica e vita quotidiana. Tra i temi che hanno poi focalizzato l’attenzione, vi è il nesso indissolubile tra crisi economica e crisi della democrazia: a una consolidata critica del “bipolarismo maggioritario”, che ha enfatizzato la tendenza ad espellere il conflitto e la rappresentanza dei lavoratori dalle massime sedi istituzionali, si è aggiunta una preoccupata riflessione sugli effetti profondi della protesta contro i partiti: quel che si vuole è una democrazia senza partiti e senza sindacati? Ciò non farebbe che portare a compimento il sogno di tutte le tecnocrazie, un assetto di potere entro cui è più importante che i governanti siano competenti piuttosto che eletti dal popolo e in cui la democrazia è sentita come un costoso fastidio. Se fosse questa la nostra “Terza Republica”, in essa troverebbe realizzazione piena il doppio attacco alla rappresentanza e al welfare, già oggi in pieno svolgimento. Non sono mancati gli accenti critici che hanno contestato in radice la linea politica praticata dalla maggioranza del partito. L’opposizione interna ha insistito sul fatto che non resta in piedi nulla della linea dell’ultimo congresso di Napoli: l’alleanza democratica è morta, la Federazione della Sinistra è inesistente. E la stessa riunione promossa dalla Fiom mostra un quadro che non esce dalle compatibilità del centro-sinistra. E’ necessaria - secondo questi compagni - una netta rottura col Pd e con quanti si alleano col Pd.
Il tema dei rapporti a sinistra e, in particolare, quello dell’attuale condizione dei rapporti interni alla Federazione della Sinistra ha attraversato tutto il corso del dibattito. In generale, gli interventi sono stati concordi nel considerare il sostegno all’attuale governo e ai provvedimenti antipopolari da esso approvati un punto discriminante nella costruzione di un processo unitario a sinistra: per questo, non ci sono oggi le condizioni per un accordo di governo. La priorità, in questa fase, non è comunque la schermaglia sugli schieramenti ma l’attenzione ai contenuti, l’elaborazione di obiettivi programmatici da proporre a tutta l’area della sinistra. Il problema (percepito e dibattuto all’interno della stessa maggioranza del partito) concerne piuttosto l’efficacia e lo stato di salute della Federazione della Sinistra. Troppo grande - è stato detto - risulta essere la differenza tra gli impegni assunti con il varo di questo progetto politico e i comportamenti concreti: nei fatti, la FdS è percepita più come un cartello elettorale che come un progetto politico capace di scaldare i cuori e le teste dei partecipanti. Ci si è chiesto: come possiamo aspirare a fare l’unità della sinistra, se non riusciamo a fare quella della Federazione? Entro tale preoccupazione, si è sviluppata una gamma di accenti : da chi è restio a che il Prc ceda pezzi della sua sovranità di forza politica autonoma a chi invita, al contrario, a stare ai contenuti e al valore del progetto iniziale, valutando anche gli aspetti di tenuta della FdS. In ogni caso, vi è stato un largo accordo sulla necessità di non tornare indietro o, peggio, sfasciare quello che si è faticosamente costruito (un segnale che sarebbe devastante per tutti).
Dopo aver reso l’estremo omaggio al compagno Guido Cappelloni, il Cpn ha infine cooptato al suo posto il compagno Rappa, segretario generale della Fiom siciliana. Ha dato inoltre mandato alla segreteria di istruire una discussione (sollecitata da un O.d.G., poi ritirato) sulle misure di contrasto ai privilegi della cosiddetta “casta”.