di Argiris Panagopoulos

A cinque giorni prima delle elezioni di domenica prossima lo scontro politico in Grecia diventa più duro, in un contesto di interventi europei che vede, il salvataggio delle banche spagnole con le tasche dei contribuenti, il Portogallo e l'Irlanda a sperare ad un alleggerimento delle dure misure del Memorandum e l'Italia a essere candidata probabilmente come il prossimo obbiettivo dei speculatori dei mercati.

I neonazisti criminali di Alba Dorata cercano di creare l'agenda violenta degli ultimi giorni di campagna elettorale, dopo i pugni del loro portavoce a una deputata di Kke, il bicchiere d'acqua che ha tirato contro una di Syriza in diretta tv e gli assalti contro gruppi di sinistra e immigrati.
Nuova Democrazia e Pasok hanno gettato la maschera e balbettando hanno ammesso che formeranno un governo di coalizione per aprire trattative e migliorare il Memorandum anche se l'inchiostro con cui lo hanno firmato non è ancora asciutto. I due partiti del Memorandum hanno seguito gli ultimi giorni una campagna elettorale parallela, sfiorando aspri attacchi contro Syriza e portando in tante piazze i loro gazebo per rompere il predominio assoluto dei partiti di sinistra.
Ma chi di loro perde la faccia a pochi giorni dalle elezioni? La maggior parte dei socialisti sono funzionari e personale politico dell'amministrazione, consiglieri di ministri, deputati ed enti, gente che ha il secondo o triplo stipendio da diverse cariche o buoni e gettoni di presenza nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche, ospedali e servizi. Nei gazebo di Nuova Democrazia - che la gente evita e sorpassa con quelli del Pasok - s'incontra l'altra faccia della corruzione greca.
Un'aria diversa tira nelle migliaia di gazebo dei partiti di sinistra. Si affollano e si fermano in tanti da Kke, Sinistra Democratica e Antarsya. Ma non come a maggio. La polarizzazione della politica e il fatto che questi tre partiti di sinistra attaccano Syriza, allontana la gente. Scavare trincee di battaglia a sinistra sembra dannoso sia per Papariga e Koubelis sia per gli «extraparlamentari» di Antarsya.
E da Syriza è un pellegrinaggio, qui la gente chiede già le schede elettorali fac-simile per essere pronti all'incontro con le urne. Altri chiedono il programma per informarsi o poter convincere anche familiari e amici a votare Syriza. Moltissimi sono quelli che hanno votato la coalizione-partito per la prima volta a maggio. Passano solo per scambiare due parole. Animarsi. Dichiararsi sicuri della vittoria per il 17 giugno o dare la loro disponibilità per le battaglie dopo il voto.
Dal gruppo dei nuovi arrivati una particolare attenzione va mostrata per la gente di sinistra. Compagni che per tradizione familiare, le loro convinzioni o la loro militanza hanno votato fino a maggio il Kke di Papariga. Chi ha avuto in famiglia un fucilato, un carcerato, uno torturato o al confino e che vuole rompere con il partito della sua fede nelle condizioni più drammatiche della Grecia negli ultimi decenni. Ex militanti di Kke esprimono la loro perplessità per essere rimasti a guardare la polizia triturare le ossa alla gente a piazza Syntagma mentre loro stavano tranquillamente alla vicina piazza Omonoia a sentire i comizi di Papariga. Papariga e il Kke hanno già notato l'emorragia di militanti e voti verso Syriza, ma cercano di fermarla nel modo più sbagliato: accusando Syriza.
C'è poi un folto gruppo, specialmente di giovani, che non osa passare dai «centri elettorali», come si chiamano i gazebo in greco, perché è contro i partiti, il sistema e i padroni. Molti anarchici hanno capito la posta in gioco è sono pronti a votare Syriza. Scherzando o no anche tra quelli più casinisti avanza la convinzione che il «sistema» con Samaras e Venizelos ha avuto più paura di Tsipras che delle loro molotov. I più moderati riconoscono il lavoro fatto con i militanti di Syriza nelle proteste di piazza Syntagma e nelle assemblee popolari dei quartieri dove creano insieme forme di solidarietà e movimenti. I continui appelli di Syriza per l'unità delle sinistre e dei movimenti hanno avuto qualche esito.
Ma Syriza farà il miracolo per la seconda volta moltiplicando i suoi voti e vincendo la sfida? Nessuno lo sa. Nella gente di sinistra cresce l'idea che Syriza sarà il vincitore delle elezioni perché condizionerà la vita politica del paese per gli prossimi anni. Per questo non deve essere abbandonato, con il rischio di diventare uno «nuovo Pasok». Militanti e simpatizzanti di Syriza e dei movimenti già pensano al giorno dopo il voto per continuare lavorare nei luoghi di lavoro e nei quartieri creando forme di resistenza e di proposta dal basso nella convinzione di un nuovo governo amico che le farà contare.

 

il manifesto

 

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