Nell’annunciare l’adesione convinta “mia personale e della Federazione della Sinistra” all’appello avanzato da un gruppo di giuristi in merito al carattere incostituzionale della manovra del governo, il portavoce nazionale della Fds Massimo Rossi bolla come “eversive” diverse parti del decreto governativo.
“La preconizzata costituzionalizzazione del pareggio di bilancio stabilita nel decreto -. afferma Massimo Rossi – cancella l’investimento sociale ed impone una visione aziendalistica dello Stato che la nostra Costituzione non contempla in alcun modo. Si vuole in questo modo ottuso preservare e rendere obbligatoria una linea di politica economica, quella neoliberista, i cui effetti fallimentari sono sotto gli occhi di tutti.”
“E’ un fatto gravissimo – spiega il portavoce della Federazione della Sinistra - che il pronunciamento di 27 milioni di italiani espressosi nel referendum popolare sia cancellato con le disposizioni che impongono agli enti locali la privatizzazione forzata dei servizi pubblici locali. Questi decenni di cosiddette liberalizzazioni hanno palesato che le privatizzazione nella maggioranza dei casi si sono rivelate una truffa per i lavoratori e un enorme regalo per il capitalismo speculatore. Attardarsi su questa posizione – come fa il gruppo dirigente del Pd – significa vedere le ragioni strutturali dell’attuale crisi economica e non aver capito nulla del perché la maggioranza degli italiani ha scelto nel referendum di rilanciare l’idea di pubblico e dei beni comuni.”
Per Rossi “ bisognerà difendere il risultato del referendum e la stessa Costituzione con la lotta e la mobilitazione popolare. Da questo punto di vista lo sciopero generale del 6 settembre è l’inizio e non la fine di una lotta di popolo che deve costruire dal basso un’altra idea di Europa e un altro modello economico. Entrambe hanno bisogno di mettere al centro i beni comuni, difendere ed estendere il patrimonio di tutti e non invece – come sta facendo la Bce e il governo italiano – l’enorme ricchezza privata di pochi.”