Mentre l’Italia è stretta dalla morsa del gelo, il resto d’Europa ha sfidato le temperature polari per manifestare tutto il proprio dissenso contro Acta, l’accordo commerciale anti contraffazione firmato dall’ Unione europea. A giugno i paesi firmatari discuteranno l’adozione di nuove norme sul copyright che si estendono fino ai contenuti diffusi in rete. Bruxelles parla di semplici misure contro la pirateria, ma le persone che sono scese in piazza la pensano diversamente. A Monaco, Sofia, Parigi e Praga la parola d’ordine è una sola: giù le mani da Internet.
Le manifestazioni più grandi si sono svolte in Germania – che non ha ancora firmato l’accordo – dove lo scorso sabato 25mila persone hanno invaso le strade. A Monaco erano 16mila, a Berlino 2000. Anche se fuori le temperature hanno raggiunto i 10 gradi sotto zero, i tedeschi hanno sfilato per le città portando striscioni molto eloquenti: “ Stop Acta”.
Per i manifestanti sembra inaccettabile sacrificare la libertà di espressione in favore della tutela del copyright, ma ancora nessuno sa con esattezza quali saranno le ripercussioni dell’accordo firmato dall’Unione europea. Come spiega il Guardian, per i paesi che hanno vissuto sotto il nazismo e il blocco sovietico il rischio di dover affrontare nuovi organi di censura non può essere preso alla leggera.
Lo scenario da 1984 deve essere stato lo stesso che ha indotto 4000 manifestanti a sfilare per Sofia, in Bulgaria. Tra i partecipanti non mancavano le maschere di Guy Fawkes, l’idolo baffuto di V for Vendetta e del collettivo hacker Anonymous. A Praga, 1500 cechi hanno invaso le strade della capitale sventolando bandiere pirata, insomma quanto basta per ricordare al governo di analizzare a fondo il testo di Acta prima di firmarlo.
A Parigi invece c’erano 1000 persone, giusto la metà dell’incredibile folla che si è radunata a Cluj, una piccola cittadina della Transilvania romena. Ma i Balcani si sono infiammati anche in Croazia, dove oltre a occupare le strade di Zagabria e Spalato i manifestanti hanno preso d’assedio (digitalmente parlando) il sito web del presidente Ivo Josipovic. Un gruppo di hacker identificatosi come Anonymous ha reso irraggiungibile la pagina presidenziale e ha mandato in tilt i siti dell’Institute of Croatian Music e di Zamp, un servizio di tutela del copyright musicale.