di Gian Luigi Pegolo
La presentazione di alcuni quesiti referendari sulla legge elettorale in vigore per il Parlamento– il celebre quanto vituperato “porcellum” - da parte di Stefano Passigli e di una serie di autorevoli figure di giuristi e intellettuali, costituisce un’occasione unica per riaprire nel paese una battaglia contro il bipolarismo e per la ricostruzione di un sistema della rappresentanza incardinato sul ruolo essenziale del parlamento nominato su base proporzionale.
La proposta in sé ha molti meriti. Sopprimendo una serie di commi della legge Calderoli si propone di ottenere una nuova legge elettorale sulla base di alcuni principi fondamentali: l’eliminazione dell’assurdo premio di maggioranza che oggi consente a una coalizione che ottiene un voto più delle altre di raggiungere il 55% dei seggi, determinando un vero e proprio stravolgimento della rappresentanza; l’eliminazione dell’obbligo di indicazione del candidato a capo del governo, indicazione che contravvenendo al dettato costituzionale, di fatto, crea le premesse per la trasformazione dell’attuale sistema parlamentare in sistema semipresidenziale, l’eliminazione del sistema delle liste bloccate ripristinando il diritto per gli elettori di scegliere all’interno delle liste definite dai partiti i candidati preferiti, e limitando in tal modo il controllo ferreo dell’esecutivo sui propri parlamentari; e, infine, la fissazione della soglia di sbarramento per i partiti, che si presenterebbero quindi autonomamente e senza apparentamenti, al 4% alla Camera dei Deputati e con soglie diversificate al Senato.
L’impianto è quindi esplicitamente proporzionale e fa finalmente giustizia delle aberrazioni prodotte dal maggioritario. Mi riferisco alla forzata trasformazione in senso bipolare del sistema istituzionale, con la costrizione esercitata sui partiti minori ad apparentarsi a quelli maggiori, non solo per superare le soglie di sbarramento, quanto e forse soprattutto, per evitare l’effetto micidiale del “voto utile”. Mi riferisco, altresì, al trasformismo politico che questo stesso meccanismo ha indotto, con l’omologazione forzata delle posizioni politiche e, infine, con la degenerazione della stessa vita parlamentare che ha comportato, paradossalmente, una maggiore frammentazione e il proliferare di fenomeni lobbistici all’interno dello stesso parlamento. Senza contare, infine, che la motivazione principale addotta dai sostenitori del maggioritario – la ricerca della stabilità politica- è stata regolarmente smentita dai fatti.
Ma gli effetti perversi di questo meccanismo elettorale si sono riversati anche sulla società civile e sono all’origine dell’eliminazione dalla rappresentanza parlamentare della sinistra radicale, la compressione quindi della dialettica politica fra posizioni blandamente alternative, senza contare l’impulso straordinario dato alla personalizzazione della politica e alle logiche plebiscitarie e presidenzialiste. Su tutto ciò spicca, poi, la minaccia che grava sulla democrazia rappresentata dal meccanismo maggioritario, responsabile in ultima analisi dello stesso successo di Berlusconi e della sua inamovibilità. Il referendum Passigli costituisce, quindi, un’operazione di igiene politica e così è stato accolto da molti a sinistra, anche se non sono mancati rilievi critici, fra i quali in primo luogo la soglia di sbarramento eccessivamente alta. In effetti, quel 4 % costituisce una soglia che non corrisponde alla reale rappresentatività delle principali forze presenti nel paese. Su questo terreno la battaglia deve essere tenuta aperta e l’attuale proposta va quindi considerata come una prima tappa, che offre un terreno più avanzato di battaglia politica.
E tuttavia, a me pare che se vi fossero dubbi sull’opportunità di sostenere questo referendum, gli ultimi sviluppi abbiano fugato ogni possibile incertezza. La scesa in campo di Veltroni e di altri esponenti del Pd, che con una simmetrica iniziativa referendaria puntano alla reintroduzione del "mattarellum", rende ormai la partita estremamente chiara. Da un lato, vi è il ripristino di un sistema proporzionale e, dall’altro, la riconferma di un sistema maggioritario. Un sistema - quello sostenuto da Veltroni –che, come ricorderemo, prevede che il 75 % dei seggi alla Camera dei deputati sia attribuito nei collegi uninominali a turno unico e che il restante 25 % sia ripartito proporzionalmente fra i partiti che superano la soglia del 4%. Un meccanismo già sperimentato, i cui effetti sono ben conosciuti: dal rilancio dei notabili locali come perno della rappresentanza, alla formazione - anche in questo caso forzata - di macro coalizioni, a supporto degli stessi candidati di collegio, e la possibilità di una distorsione enorme della rappresentanza, in virtù del carattere maggioritario del sistema che può in teoria comportare effetti distorsivi anche superiori a quelli oggi possibili con il “porcellum”. Un sistema, quindi, da rigettare e che alla fine rende evidente che nello scontro che si è aperto intorno ai quesiti referendari occorre una scelta esplicita e convinta a favore della proposta Passigli. Per questo è necessario sostenere il referendum e raccogliere le firme. Anche questo passaggio, come lo è stato quello dei referendum tenutisi recentemente, può segnare una svolta nella cultura politica, nella struttura istituzionale e nella vita democratica del paese.