Care/i compagne/i,
Vi invio il comunicato dell’Associazione per la Democrazia costituzionale” con la quale collaboriamo come partito, relativo all’appoggio al referendum Passigli sulla legge elettorale.
Il comunicato contiene una serie di valutazioni circa le modifiche introdotte dal referendum che riteniamo possano essere utili.
Fraterni saluti
Gianluigi Pegolo
Al Comitato promotore dei referendum elettorali
Prof. Stefano Passigli
L’ Associazione per la Democrazia Costituzionale aderisce con convinzione ai referendum sulla legge elettorale promossi da Stefano Passigli, Gianni Ferrara, Massimo Villone ed altri illustri esponenti della società civile.
Questo referendum, come quelli che si sono celebrati nel giugno di quest'anno, ha per oggetto il recupero di un bene comune: la democrazia rappresentativa, oggi massimamente umiliata da un sistema elettorale che sancisce il distacco dei cittadini dalle istituzioni.
Dopo un ventennio di attacchi alla rappresentanza, fondati sui falsi miti che hanno portato all'introduzione del maggioritario, sull'onda del referendum Segni del 1993, per finire alla legge Calderoli del 2005, che ne ha sviluppato fino alle estreme conseguenze gli aspetti più deleteri, finalmente emerge una proposta politica che sconfessa questa tendenza devastatrice della democrazia costituzionale e la rovescia nel suo contrario.
I quesiti referendari mirano a restituire al popolo sovrano il diritto di eleggere i suoi rappresentanti, senza sovvertimenti maggioritari, senza reprimere il pluralismo politico in coalizioni forzate, e senza la abusiva investitura presidenzialistica di un capo che possa trasformare il mandato ricevuto in un diritto divino a governare in nome di una legittimazione populistica non più revocabile, come è avvenuto con Berlusconi.
L'abolizione del premio di maggioranza, pone rimedio alla contraddizione più assurda della legge Calderoli, che ha sovvertito le regole della democrazia, trasformando per legge una minoranza in maggioranza. Il referendum ristabilisce il principio costituzionale dell'eguaglianza del voto, cancellando lo scempio di un quoziente elettorale di maggioranza (dove i voti valgono di più) e di un quoziente elettorale di minoranza (dove i voti valgono di meno).
Nello stesso tempo l'abolizione del premio di maggioranza pone fine al bipolarismo forzato che ha umiliato il pluralismo politico e mortificato la rappresentanza costringendo gli elettori ad orientare il loro voto verso un polo o l'altro e privandoli della possibilità di scegliere liberamente da quali
soggetti politici farsi rappresentare.
L'abolizione delle liste bloccate pone fine allo scandalo di parlamentari che non sono più scelti dagli elettori (con il concorso dei partiti) ma sono nominati direttamente dal Capo politico, con la conseguenza che, più che rappresentanti del popolo, sono diventati, anche in senso formale, dei delegati del capo politico che li ha nominati, in aperta contraddizione al principio costituzionale, secondo cui: “ogni parlamentare rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
L'abolizione della designazione del Capo politico del partito o della coalizione, che nel linguaggio corrente viene indicato come il candidato Premier, pone rimedio ad una perversione di questo sistema elettorale che tende surrettiziamente a trasformare la Costituzione, introducendo una sorta di legittimazione diretta a governare del Capo politico, in contraddizione con il ruolo delle istituzioni rappresentative e con le prerogative del Capo dello Stato.
Infine la stabilizzazione della soglia di accesso al 4%, pur trattandosi di un livello elevato (criticabile in termini di opportunità), ha il vantaggio di abbattere quell'inaudito sbarramento all'8% che ha schiacciato il pluralismo politico, escludendo milioni di cittadini dalla possibilità di avere una rappresentanza politica al Senato.
Rimane l'esigenza di proseguire la lotta per garantire a tutti i cittadini l'effettività del pluralismo della rappresentanza. In questa prospettiva è vitale l'esigenza di assicurare il successo del referendum.
Mimmo Gallo, Pietro Adami, Franco Russo
per l’ Associazione Per la Democrazia costituzionale