di Phastidio
Annunciate oggi dal premier spagnolo Mariano Rajoy le nuove misure di austerità spagnola, barattate con un allungamento dei termini di rientro dal deficit, che passano al 6,3 per cento nel 2012, al 4,5 per cento nel 2013 ed al 3 per cento nel 2015. Sfortunatamente per gli spagnoli, la contropartita a questa “agevolazione” è una misura che costerà quasi certamente al paese il dissesto.
Tra le misure, aumento di tre punti percentuali, dal 18 al 21 per cento, dell’aliquota Iva massima, mentre quella intermedia passa dall’8 al 10 per cento e quella agevolata resta al 4 per cento.
La misura contribuirà a ridurre di 1 punto percentuale, nel 2013 e 2014, i contributi sociali a carico dei datori di lavoro. Peccato che per quella data sarà troppo tardi. Aumentano anche le imposte ambientali, mentre dal versante del welfare viene tagliato il sussidio di disoccupazione, al 50 per cento della retribuzione dal sesto mese, oltre a tagli alle pensioni di invalidità e disabilità.
Eliminato il beneficio fiscale promesso agli acquirenti di immobili, che serviva per tentare di stimolare gli acquisti e ridurre gli stock di invenduto. Riduzione del 20 per cento dei sussidi a partiti e sindacati. Interventi anche sulle amministrazioni locali, con misure di contenimento dei costi e razionalizzazione delle strutture, e taglio del numero degli eletti. Nel settore pubblico, eliminazione della tredicesima per l’anno 2012, che sarà “reintegrata” nel 2015 con un corrispondente versamento integrativo al fondo pensione di settore. Ci sarà anche il tentativo di vendere la rete ferroviaria e gli aeroporti pubblici. Auguri, ma sarà un’esperienza istruttiva ed un bagno di realtà anche per noi italiani.
Si tratta di misure pari a 65 miliardi di euro per i prossimi trenta mesi, ed avvengono all’indomani del via libera europeo alla prima erogazione, pari a 30 miliardi di euro, dei fondi per la ricapitalizzazione del sistema bancario spagnolo, che inizialmente saranno a carico del debito sovrano e solo dopo l’avvio delle funzioni di supervisione bancaria della Bce diverranno vero capitale azionario per le banche.
Preliminarmente alla ricapitalizzazione del sistema bancario spagnolo, l’Ue richiede l’azzeramento del capitale azionario delle banche oggi in essere (cioè che i loro attuali azionisti vengano spazzati via), ma anche del debito subordinato. Se questa misura va nella direzione di ristabilire condizioni di “normale” funzionamento di un sistema capitalistico (in cui cioè gli investitori pagano per i propri errori), esiste il non trascurabile problema che i subordinati bancari sono stati venduti a mani basse dalle banche ai piccoli risparmiatori, che non hanno certo (presi nel loro insieme) la cultura finanziaria per comprendere la rischiosità implicita di simili prodotti. Avremo quindi una strage degli innocenti, o presunti tali. E non è ancora tutto.
Già oggi, l’11 per cento del passivo del sistema bancario spagnolo è finanziato dalla Bce, mentre la posizione debitoria della Spagna, nel sistema Target2, nel mese di giugno è peggiorata per 60 miliardi, a conferma dell’emorragia di capitali dal paese. Inoltre, la Bce ha deciso di mettere un tetto alla stanziabilità delle obbligazioni bancarie garantite dai governi, in contropartita dei propri prestiti, al valore in essere al 3 luglio scorso. Di fatto, questo limiterà la possibilità per le banche spagnole (e italiane) di indebitarsi con l’istituto di Mario Draghi, costringendole a ricorrere alle sole cartolarizzazioni (Abs). La Bce sta evidentemente proteggendo la qualità del proprio attivo, peraltro già fortemente deteriorato.
Al di là di questo, le misure sono la garanzia che la Spagna finirà con l’avvitarsi: il sistema bancario crollerà sotto il peso delle sofferenze, rendendo ridicola la stima di 100 miliardi di prestiti comunitari per ricapitalizzazione. La disoccupazione aumenterà ancora, rischiando di avvicinarsi al 30 per cento ufficiale; il paese sarà costretto a chiedere di essere salvato dalla Troika ma già oggi, in queste manovre, si intravvedono le stigmate di una distruzione di stampo greco dell’economia spagnola.
Dal momento in cui la Spagna comincerà ad affondare visibilmente, i mercati attaccheranno frontalmente l’Italia, vanificando tutte le misure prese sinora. Ricordiamolo, per i posteri: l’Italia non ha chiesto rinvii del programma di consolidamento fiscale, e già da quest’anno avrà un avanzo primario di finanza pubblica. Non servirà a nulla, date le condizioni generali dell’Eurozona. A quel punto, i tedeschi ed i loro ottusi fiancheggiatori dovranno scegliere se mettere nuovi soldi, nel tentativo di evitare una catastrofe. Un gigantesco monumento alla stupidità, questa Eurozona.
da Agora Vox