di Luca Tancredi Barone
Qualche settimana fa il segretario di Izquierda Unida, Cayo Lara, disse che il governo di Rajoy stava gettando benzina nelle piazze spagnole. L'ultimo Consiglio dei ministri di venerdì, il primo dopo la pausa estiva, si sforza di dargli ragione. Il 15 agosto scadeva la norma voluta dal governo Zapatero che prevedeva che, una volta esaurito il sussidio di disoccupazione, i disoccupati ricevessero un piccolo ulteriore aiuto di 400 euro per sei mesi. Il Partito popolare aveva deciso di non rinnovarla, ma i segnali di guerra che si alzavano da tutti i fronti gli hanno fatto cambiare idea. Il decreto di venerdì la proroga ma i soldi sono ancora più difficili da ottenere.
Il governo porta l'assegno a 450 euro nel caso che il disoccupato abbia due persone a carico e non ci sia altro reddito in casa. In tutti i casi si dovranno soddisfare alcuni requisiti. Il disoccupato dovrà dimostrare - non è ancora chiaro come - di aver cercato attivamente lavoro negli ultimi 30 giorni, di non possedere altro tipo di sussidi e che l'unità familiare presso cui il disoccupato vive non superi i 481 euro per persona, computando anche - questa è la novità - i genitori del disoccupato se questi vive con loro, o se ha dovuto farlo per l'impossibilità di pagare un affitto.
Ma non basta. Con sei milioni di case sfitte, decine di migliaia di famiglie sfrattate, 30 mila senzatetto e in attesa della creazione, prevista per le prossime settimane, del cosiddetto "Banco malo", banca cattiva, che a spese di tutti gli spagnoli assorbirà tutti gli immobili di proprietà delle banche a prezzi da bolla ormai fuori mercato, per liberarle degli attivi tossici, il governo ha anche ben pensato di riformare la legge per l'affitto. Togliendo tutele agli inquilini: i contratti passano da 5 a 3 anni, il procedimento del cosiddetto "sfratto express" (approvato dal governo Zapatero ma di difficile applicazione) diventa più efficace. Basterà un solo mese senza poter pagare perché il proprietario possa attivare la procedura (in dieci giorni), che non si fermerà neppure se l'inquilino riesce a pagare il suo debito. Si abbassa da due a uno il numero di ufficiali giudiziari necessari, e non ci sarà bisogno che lo sfrattato si presenti dal giudice perché lo sfratto sia esecutivo, e per il proprietario non ci saranno vincoli perché possa tornare facilmente in possesso del suo bene: basterà che dia due mesi di preavviso.
Intanto non è chiaro cosa succederà ai circa 150 mila migranti privi del permesso di soggiorno a partire dall'1 settembre. In primavera il governo aveva deciso di impedire loro l'accesso al sistema sanitario, fatta eccezione per il pronto soccorso. La decisione, che secondo i calcoli del governo dovrebbe implicare un risparmio di qualche centinaio di milioni di euro (ma è un calcolo che si basa sulla media degli spagnoli, che usano molto più degli immigrati il sistema sanitario), ha suscitato una levata di scudi. La settimana scorsa l'ong Medicos del mundo ha lanciato una campagna che chiede ai medici di fare obiezione di coscienza. Alcune comunità, come la Catalogna, hanno deciso di non applicare la misura, altre hanno messo dei distinguo. Ma dato che agli immigrati in posizione irregolare verrà annullata la carta sanitaria, non è ancora chiaro in che modo obiettori o le comunità che non vogliono applicare la norma potranno offrire assistenza sanitaria.
Il primo settembre entra in vigore anche l'odiato aumento dell'Iva dal 18 al 21% per molti prodotti. Ma l'aumento, che si noterà nelle tasche di tutti, colpisce di più alcuni settori, come la cultura o il materiale scolastico, che godeva di un'Iva ridotta all'8% e che aumenta di 13 punti in un solo colpo.
La polemica dell'estate ha invece visto protagonista un sindaco comunista di un piccolo comune andaluso, Marinaleda, che guida da ben 33 anni (con il 5% di disoccupazione, contro il 34% in Andalusia). Assieme al sindacato dei lavoratori andaluso poche settimane fa, Juan Manuel Sánchez Gordillo (che è anche l'unico deputato regionale di Iu che non ha votato la fiducia al governo andaluso bicolore Iu-Psoe) ha messo in scena un mediatico "esproprio proletario": in due catene di supermercati hanno portato via generi di prima necessità (per un valore di un paio di centinaia di euro) che hanno poi distribuito a ong della zona. Una specie di applicazione dell'articolo 128.1 della Costituzione spagnola: «Tutta la ricchezza del paese nelle sue distinte forme sia quale sia la sua titolarità è subordinata all'interesse generale», con una azione che è servita per richiamare l'attenzione su un grave problema sociale: il 30% delle famiglie andaluse vive in stato di povertà. Per fermare i pericolosi dissidenti, che hanno ripetuto azioni simboliche di occupazione di latifondi e di esproprio durante tutto il mese, si è addirittura mobilitato il ministro dell'interno, chiedendo ai proprietari di denunciarli per poterli arrestare.
Il 25 settembre si prepara una grande manifestazione "Occupa il Congresso", probabilmente meno pacifica di quelle a cui ci hanno abituato gli indignati.
da il manifesto