di Roberto Musacchio
La Commissione Europea ha bocciato due progetti di Iniziativa dei Cittadini Europei, le ICE, una sorta di proposte di legge di iniziativa popolare previste dal Trattato di Lisbona che chiedono alla Commissione di intervenire, visto che solo essa e il Consiglio possono avanzare testi legislativi, su determinati campi attivando la raccolta di almeno un milione di firme in almeno 7 Paesi.
I due progetti bocciati riguardavano la creazione di un reddito minimo europeo garantito a tutti, proposta avanzata dai movimenti che si sono creati intorno a questo tema, e la costituzione di una banca pubblica per lo sviluppo, suggerita dal Partito della Sinistra Europea.
Le motivazioni della bocciatura sono contenute in poche righe che rimandano alla presunta mancata copertura giuridica da parte dei Trattati.
La cosa mi colpisce profondamente avendo lavorato in questi ultimi mesi proprio sull’idea di uno spazio di partecipazione che si apriva anche per movimenti e cittadini.
E mi colpisce che non vi siano proteste adeguate dai tanti che sostengono il decisionismo europeo in materia di finanza e di bilanci. Sembra proprio che per troppi il “più Europa” sia sostanzialmente più austerità e più potere alle strutture tecnocratiche e di governo. Quando si tratta di movimenti di cittadinanza e di proposte sociali invece che di imposizione dell’austerità molti si tacciono.
Ora sia i movimenti per il reddito che la Sinistra europea fanno sapere che proveranno a rilanciare la battaglia cercando di superare eventuali problemi giuridici. E c’è da dire che è in corso comunque una ICE sul diritto all’acqua. Ma intanto resta la bocciatura che colpisce anche per il momento in cui interviene. Un momento in cui la cosiddetta governance europea fa passi avanti e tutti in una direzione.
Pur tra tanti polveroni, e anche qualche contrasto vero, il fondo anti spread viene varato e porta con sé quella condizionalità che modifica ulteriormente gli assetti democratici europei in quanto saranno la Troika, cioè Commissione, BCE e FMI, e le sue indicazioni a dettare le prescrizioni finanziarie e sociali per tutti. Sia che vi sia un intervento diretto perché richiesto, sia se si procederà per “ automemorandum “ e cioè per auto imposizione di ciò che si presume la Troika possa chiedere. L’Italia per altro appare sospesa tra le due strade. Dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca, che con il suo limite di tetto di spesa ha dato una dimostrazione lampante della monetizzazione della democrazia che è in corso, la Germania contribuirà in modo decisivo alla road map che prevede ora una modifica del Trattato di Lisbona che incorpori i nuovi elementi costituenti già messi in campo.
Si è molto parlato, e straparlato, sul presunto freno tedesco. In realtà, dalle misure sulla Grecia in poi, la Germania, della Merkel, ma anche della Spd, si è sempre mossa nella stessa direzione e cioè quella che poi si sta realizzando. Certo ha usato qualche furbizia ma a leggere le interviste e a vedere, soprattutto, gli atti votati, praticamente da tutti tranne la Linke, la Germania non sta subendo ma guida.
Chi invece si sta adeguando sembra essere Hollande; con non pochi problemi se un settimanale come l’Express dedica la sua copertina alla domanda “Aveva ragione Melenchon? “. Prossima tappa appunto, la modifica del Trattato che si intende fare con lo stesso metodo del Fiscal Compact e cioè per atto intergovernativo ratificato. Magari si potrà prevedere una Convenzione, ma sicuramente non si prevede né mandato né ratifica popolare. D’altronde già il Consiglio Europeo di giugno ha deciso che le proposte di modifica siano potestà di una Troika formata da Commissione, Consiglio e BCE, una Banca che fa la Costituzione!, e il Trattato sia di proprietà degli Stati, e non dei cittadini. Che appunto non possono neanche proporre reddito di cittadinanza o banche pubbliche. Magari perché sarebbero proposte populiste. E il populismo, dopo il crollo dell’euro, è il nuovo spettro che si aggira per l’Europa, e che merita addirittura la convocazione da parte di Monti di una intera conferenza per una santa alleanza. Santa alleanza cui si aspira in tutta Europa. Forse anche in Olanda dopo che anche qui sono stati sconfitti, e naturalmente è un bene, gli antieuropeisti di destra.
E’ sempre più evidente che senza una rottura democratica questa Europa è destinata a procedere dentro questo mix terribile di austerità-recessione-impossibilità di alternative fino al consumarsi del suo modello sociale. Servirebbe subito una Assemblea Costituente eletta direttamente su liste europee e non nazionali per ricostruire una Democrazia Europea che si muova nel solco della sua tradizione costituzionale e non in rottura con essa. I movimenti la stanno proponendo e lo diranno anche a Firenze nell’incontro che si terrà a dieci anni dal social forum. Chi sta con loro?
da Paneacqua.eu