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di Fabio Amato

La situazione in Siria peggiora di giorno in giorno. Il livello di scontri armati fra forze del governo e esercito ribelle portano ad una militarizzazione sempre più cruenta del conflitto,le cui vittime sono come sempre civili, aprendo...

la possibilità di uno scontro di natura settaria che può dilaniare il paese ed estendersi ai suoi vicini. E' davvero una situazione molto complessa quella siriana. Da un lato un regime che ha respinto con la forza e con la repressione le manifestazioni che chiedevano maggiore democrazia, giustizia, in un paese la cui colpa, per i paesi imperialisti che lo accusano, non sta nella forma di governo non democratica, quanto di aver avuto il torto di non allinearsi ai desideri degli Stati Uniti e dei suoi alleati nell'area. E' questa la ragione che spinge le cancellerie occidentali a cercare di rimuovere, anche con l'uso della forza, quel regime.E'questa la ragione dell'attenzione mediatica e dell'uso spregiudicato di notizie difficilmente verificabili che si sta sviluppando. Non sono certo le ragioni umanitarie a muovere Usa, Turchia, Arabia saudita, Francia, Qatar o Marocco. Dall'altra i paesi arabi che stanno sostenendo militarmente, logisticamente e finanziaramente l'opposizione, o meglio il Cns e l'esercito di liberazione sono le petromonarchie reazionarie, e la loro tutela di oggi non è data per costruire una Siria democratica e libera. E' una solidarietà dovuta esclusivamente a calcoli geopolitici, quelli che vedono da tempo cercare di costruire un'alleanza sunnita insieme a forze come i fratelli musulmani da contrapporre all'Iran. Per questo Al jazeera e Al arabia, le tv satellitari rispettivamente proprietà di Qatar e Arabia saudita, nel caso della Siria come fu per la Libia, non stanno affatto giocando un ruolo neutro, ma bensì sono parti attive nel voler a tutti i costi favorire l'intervento armato in quel paese.

Esiste oramai un'allenza palese fra forze islamiche legate alla fratellanza musulmana, petromonarchie e imperialismo statunitense.

L'opposizione siriana che la comunità internazionale riconosce, il CNS, è un insieme di forze presenti soprattutto all'estero teleguidate dal Qatar e dalla Turchia, egemonizzate dalla fratellanza musulmana, e che stanno spingendo per innalzare il livello dello scontro armato per portare all'intervento occidentale e della Nato.

Va tenuto ben presente questo quando nei nostri media viene presentata la situazione siriana. Il regime di Assad è sicuramente responsabile di una repressione feroce, ma non da meno sono le efferatezze compiute dalle bande ribelli armate dalle petromonarchie e dalle potenze occidentali. In Siria si sta combattendo non solo uno scontro interno, ma una guerra per procura, con un convitato di pietra che è l'Iran.

La crisi siriana da interna è divenuta internazionale, e non vederlo è sbagliato. L'ingerenza delle potenze straniere e imperialiste è evidente e sta contribuendo ad inasprire il conflitto, non certo a risolverlo.

L'esempio dell'Iraq, dell'Afghanistan, della Somalia come della ex Jugoslavia , ed ora della Libia, dimostrano ampiamente come i risultati delle ingerenze dell'imperialismo e delle sue guerre sono tragiche per i popoli che le subiscono. Le domande di un cambiamento democratico sono state usate e sequestrate dal parte delle potenze imperialiste e dei regimi reazionari dell'area per i loro scopi di potenza. Il rischio di una nuova guerra e di un paese dilaniato dalla guerra civile e settaria è enorme. Il veto russo e cinese nel consiglio di sicurezza dell'ONU, dopo quello che è accaduto con la Libia, era scontato. Presentato come uno scandalo, è in realtà la risposta a chi pensa di usare l'ONU per legittimare invasioni e guerre, o perseguire cambi di regimi poco graditi, come accaduto per la Libia. Le stesse potenze che oggi si indignano di fronte alla Siria sono silenti e complici quando si tratta di palestina o dei kurdi, oppure dei sarawhi.

La situazione sembra essere precipitata in un vicolo cieco, aver preso un piano inclinato che scivola verso l'irreparabile. Eppure esistono voci, da parte di forze vicine al regime cosi come dell'opposizione interna che vogliono evitare questo scenario. A queste forze va dato sostegno, perché si trovino i canali per aprire quello che oggi sembra impossibile, un dialogo per una via d'uscita politico negoziale alla crisi.

Noi crediamo che in queste ore ci si debba mobilitare senza se e senza contro la guerra. Siamo contro la guerra alla Siria cosi come a qualsiasi ipotesi di intervento in Iran. Perché questo sarebbe sicuramente l'esito più nefasto per quei popoli, per il medio oriente e tutto il mediterraneo.

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