di Nicola Tanno
L’austerità è la la via maestra di Mariano Rajoy e nessuna protesta è destinata a cambiare i suoi piani. Questo è quanto emerge da una settimana di scontro sociale in Spagna, dove il Governo conservatore ha annunciato, tra le proteste generali, i tagli a sanitá e educazione piú grandi dal 1975. Vista la mancata diminuzione del deficit pubblico, i Ministri
spagnoli hanno annunciato il taglio di 20 milioni di euro nonchè una riforma sanitaria che obblighera migliaia di persone a pagare di tasca propria le spese per la salute. Non è tutto: tra la sorpresa di molti, il Ministro dell’Economia Luís de Guindós ha annunciato l’aumento dell’Iva e dell’IRPEF, nonostante che il PP avesse promesso in campagna elettorale che non avrebbe mai alzato le tasse. Le proteste sono notevoli in tutto il Paese, ma secondo Rajoy siamo solo all’“inizio dell’inizio”.
Proteste in tutto il Paese
Lo sciopero generale del 29 marzo aveva evidenziato la presenza di un’opposizione forte a queste misure. Ieri decine di migliaia di persone sono riscese in 50 piazze spagnole per contrastare il piano del Governo. Nel frattempo i sindacati rilanciano nuove iniziative. “Il 1º Maggio non sará come gli altri anni” ha annunciato il segretario generale di Comisiones Obreras Ignacio Fernández Toxo, “ma sarà una continuazione dello sciopero generale”. Le proteste continuano in tutta la Spagna ormai da mesi, ma il Governo non sembra intenzionato a fermare il suo piano di tagli e precarizzazione.
Austerity senza risultati
I tagli ad educazione e sanità non sono che l’ultimo tassello di un ciclo di riforme massicce. Prima vi era stata la pesante riforma del lavoro, che rendeva piú facili i licenziamenti. In seguito il Governo aveva provveduto a tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici fino ad arrivare all’innalzamento delle tasse di questi giorni. L’austeritá, comunque, non vale per tutti: il Governo ha approvato uno scudo fiscale che permetterà a coloro che hanno esportato illegalmente i propri fondi di farli tornare in Spagna pagando una piccola ammenda. Rajoy sembra preoccupato di far contenta soprattutto l’Unione Europea e la Germania, ma fino ad ora i risultati sono stati scarsi. La disoccupazione è cresciuta nuovamente, questa volta di 365.900 persone, giungendo alla cifra del 24,44%. “I nuovi disoccupati sono tutti figli delle politiche di Rajoy” ha attaccato il coordinatore di Izquierda Unida Cayo Lara, il quale vede nella riforma del lavoroche facilita i licenziamenti la causa principale del calo dell’occupazione.
Ma anche i mercati non sembrano sufficientemente contenti. Il rating del debito pubblico è sceso nuovamente e, secondo le stime dell’agenzia Standard&Poor, il Pil calerá nei prossimi due anni dello 1,5 e dello 0,5%.