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INFORMATIVA SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI EFFETTUATO DAL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA (PRC-SE)
AI SENSI DEL REGOLAMENTO GENERALE SULLA PROTEZIONE DEI DATI (Regolamento UE 2016/679 – per brevità RGPD – artt. 13 e 14)

Il Partito della Rifondazione Comunista–Sinistra Europea (per brevità PRC-SE, con sede legale in Via degli Scialoja, 3 – 00196 Roma, Tel. 06 441821, email: organizzazione.prc@rifondazione.it) nella sua qualità di TITOLARE, tratta i dati personali conferiti da iscritti, ex iscritti e persone che hanno regolari contatti con esso, per il perseguimento delle FINALITÀ statutarie (lo Statuto è consultabile nel sito web del Partito www.rifondazione.it), per comunicazioni relative all'attività svolta e alle iniziative che il Partito intraprende o cui partecipa; per l'adempimento dei propri obblighi o la gestione dei contatti; per l'invio, anche nell'interesse di singoli candidati, di messaggi di propaganda elettorale e connessa comunicazione politica. Con riferimento ai dati di iscritti ed ex iscritti, le diverse istanze territoriali in cui è articolato il Partito operano quali CONTITOLARI del trattamento, limitatamente ai dati riguardanti il relativo ambito di competenza territoriale.

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Gli interessati, ricorrendone i presupposti, hanno, altresì, il diritto di proporre RECLAMO al Garante della privacy quale Autorità di controllo secondo le procedure previste.

conferenza programmaRelazione di Roberta Fantozzi - Conferenza di programma, 29 giugno 2013

Questa comunicazione riguarda la proposta di campagna da realizzare nei prossimi mesi.  Non è quindi riassuntiva del profilo programmatico generale che verrà invece costruito attraverso le tappe prima riepilogate.

È evidente che quest’ipotesi di campagna si colloca nel quadro che Ferrero descriveva, con le valutazioni che facciamo della crisi e degli effetti delle politiche europee.

Sull’Europa vorrei fare solo una battuta di ulteriore contestualizzazione: i giornali riportano il vertice europeo come un grande successo, un grande risultato: sull’occupazione quel vertice ha aggiunto 3 miliardi per un intervento complessivo di 9 miliardi su base pluriennale.

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I grandi mezzi di comunicazione magnificano i risultati del vertice europeo e quelli del “pacchetto Lavoro” del governo. La realtà non potrebbe essere più stridente.

Sul versante europeo è il nulla: 3 miliardi in più per il lavoro per un totale di 9 su base pluriennale. Il nulla appunto, se comparato ai 4.500 miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione delle banche dall’inizio della crisi e ai 25 milioni di disoccupati che affollano l’Europa. Il nulla se comparati a quei 50 miliardi che l’Italia dovrà destinare al rientro del debito secondo il Fiscal Compact, che vanno ad aggiungersi alle manovre Monti e Berlusconi, ed il cui effetto recessivo sarà micidiale per un paese che dall’inizio della crisi ha perso quasi il 9% del Pil, con 3 milioni di disoccupati, altrettanti “scoraggiati” e 600.000 persone in cassa integrazione. Il pacchetto del governo, invece, mentre aggiunge un po’ di incentivi per le assunzioni dei giovani “sparando” la cifra di 200.000 posti di lavoro in più (!), liberalizza senza limiti la precarietà con l’eliminazione di ogni vincolo ai contratti a termine. Notizia occultata da gran parte della stampa.

Nasce in questo quadro la campagna su cui vogliamo caratterizzare la nostra iniziativa nei prossimi mesi, anche attraverso la presentazione di due proposte di legge di iniziativa popolare.

La prima, di modifica costituzionale, vuole eliminare l’impossibilità di sottoporre i trattati internazionali a referendum, per fare in modo che il popolo italiano possa pronunciarsi sui trattati europei, quelli che hanno costituzionalizzato il neoliberismo e il cui ultimo atto è il Fiscal Compact. Diversamente da chi vuole manomettere la Costituzione per cancellarne i contenuti sociali e democratici, questa modifica ha l’obiettivo di difendere e attuare la Costituzione, i cui contenuti sono all’opposto distrutti dalle politiche europee.

La seconda proposta, riguarda un piano per creare lavoro e per la riconversione ecologica e solidale dell’economia: con un nuovo intervento pubblico, la riduzione dell’orario, la redistribuzione della ricchezza. Almeno un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro in 3 anni. Si può? Si può. Con un progetto e con la lotta.

 

Roberta Fantozzi, Segreteria nazionale Prc

Piergiovanni Alleva, giurista del lavoro, già responsabile della consulta giuridica della Cgil, è carico come una pila. Il decreto Letta sul lavoro che riforma i contratti a termine, sui quali era intervenuta appena un anno fa l’ex ministro Elsa Fornero, proprio non riesce a digerirlo. Per lui «è un monumento equestre all’ipocrisia nazionale». La sua indignazione l’ha esposta in una lettera aperta al segretario del Pd Guglielmo Epifani, che conosce bene dopo anni di collaborazione in Cgil, quando Epifani faceva il segretario generale. Per Alleva, appoggiando il governo Letta, il Pd avrebbe «mascherato il più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori come semplice misura di supporto all’occupazione giovanile».

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