di Nicola Nicolosi
Le recentissime dichiarazioni di Mario Monti sono indicative del suo concetto di sé: un premier convinto di essere indispensabile alla causa di un Paese, addirittura un salvatore della patria!, mostra un egocentrismo che potrebbe essere scambiato per una patologia. Questo bistrattato Paese non ha certo bisogno di eroi, bensì di un capo del governo intenzionato a prendere di petto problemi annosi e irrisolti. Invece l'esecutivo cosiddetto "tecnico" si è scagliato contro i soliti noti, i lavoratori dipendenti e i pensiona...ti: ha innalzato l'età pensionabile e ridotto le rendite previdenziali, aumentando le imposte dirette e indirette con un peggioramento complessivo della condizione materiale dei ceti sociali medio-bassi.
di Alfonso Gianni
La nascita del governo Monti e le modalità stesse che l'hanno accompagnata hanno rinfocolato le polemiche su due aspetti della vita politica e istituzionale del Paese. Il primo riguarda la cosiddetta sospensione della democrazia, il secondo quello del presunto primato della tecnica rispetto alla politica. È bene prendere in considerazione entrambi gli aspetti in modo distinto ma contemporaneamente perché, come si vedrà, esiste un collegamento molto forte tra loro. Come sempre accade non tutte le polemiche però sono fondate. Cominciamo dall'espropriazione del metodo democratico. In che senso se ne può parlare? La destra lo ha fatto facendo ricorso al seguente argomento: il governo Monti è nato senza una validazione popolare attraverso un voto, quindi la sua esistenza sarebbe illegittima e il suo atto di nascita una violenta forzatura del metodo democratico nella formazione dei governi.
di Domenico Moro
Quest’anno Babbo Natale tirerà un brutto scherzetto ai lavoratori italiani. Secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre, un operaio con base imponibile di 20.600 euro si troverà la tredicesima decurtata di 21 euro. Un impiegato con reddito lordo annuo di 25.100 euro perderà 24 euro, e un capoufficio, con reddito di 49.500 euro, 46 euro. Per questa ragione la Cgia propone un taglio del 30% alla tassazione delle tredicesime, che lascerebbe 115 euro in più all’operaio, 130 all’impiegato e 315 al capoufficio.
di Chiara Ricci
Eliminare sindacati e lavoratori scomodi non è una peculiarità della sola Fiat di Sergio Marchionne. Le ennesime, violentissime cariche di ieri mattina al polo logistico Le Mose di Piacenza, centro strategico per i distretti emiliani e l'area milanese, hanno fatto conoscere un'altra protesta anti discriminazione. Quella dei lavoratori delle cooperative di facchinaggio che lavorano in appalto nel gigantesco deposito-magazzino dell'Ikea, fornitore di punti vendita in mezzo continente. Per la multinazionale dell'arredamento non è una bella pubblicità. Per giunta le manganellate e i lacrimogeni, che da più di due settimane stanno scandendo le giornate davanti ai cancelli Ikea
di Maurizio Landini *
La decisione della Fiat di buttare fuori dallo stabilimento di Pomigliano 19 operai, motivandolo con la sentenza della Corte d'Appello di Roma che fa giustizia di un'odiosa discriminazione ai danni dei lavoratori Fiom, è un atto illegale di una gravità senza precedenti, una violazione esplicita della Costituzione.
Sergio Marchionne conferma così la sua strategia e i suoi metodi antioperai e antisindacali, fino all'eliminazione fisica del dissenso dagli stabilimenti Fiat. Ora mi aspetto che anche le altre organizzazioni dei metalmeccanici facciano sentire la loro voce, così come mi aspetto che la politica batta un colpo richiamando la più importante azienda privata italiana alle sue responsabilità e al rispetto del principio che informa le leggi fondamentali dello stato e che prevedono pari dignità tra il lavoro e l'impresa.